Prende i soldi e scappa: una colf riceve uno stipendio da 225mila euro, accreditatole per sbaglio, e fugge per non restituire il denaro

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By Caterina Stabile

Una colf si è data alla fuga per non restituire uno stipendio da 225.285 euro, che le era stato accreditato per errore, la giovane prende i soldi e scappa in Bulgaria non lasciando dietro di sé alcuna scia. Una vicenda che si è protratta nei mesi e che si è conclusa con la fuga della 27enne che ha trovato un sotterfugio per non presentarsi in un’aula di tribunale in Germania ad Osnabrueck per partecipare all’udienza.

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La donna delle pulizie è invece scappata in Bulgaria non lasciando alcuna traccia sul suo conto, e soprattutto senza ricevere la citazione in giudizio per tempo. Un caso eclatante che si è registrato nel 2018, quando la colf ha ricevuto per errore uno stipendio da 225.285 euro invece di vedersi accreditare l’importo mensile da 340 euro.

colf riceve stipendio 225mila

Una colf riceve uno stipendio da 225mila euro per errore: prende i soldi e scappa

Dopo il colossale sbaglio il suo datore di lavoro ha chiesto alla dipendente la restituzione della somma accreditata sul suo conto, non trovando dall’altra parte alcuna risposta affermativa. Al contrario la 27enne accampando una serie di scuse, ha guadagno tempo per concludere il suo piano. La donna prima ha cercato di ricattare il datore di lavoro, che si è difeso allertando le autorità, così la colf è stata multata: tenuta a pagare una sanzione di 1.200 euro per l’inadempimento della restituzione della somma ricevuta per sbaglio. Un caso che non si è però risolto nel breve periodo visto che è andato avanti per più di un anno.

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Il datore di lavoro non solo non ha visto rispettare l’obbligo di restituzione della somma accreditata per sbaglio, ma è stato anche preso in giro dalla colf che prende i soldi e scappa in Bulgaria. Una vicenda analoga si era verificata nel 2012 coinvolgendo una signora di Monza che ha cercato suo malgrado di restituire la somma che non le spettava, circa di 3000 euro, scontrandosi con i meandri tortuosi della burocrazia e con le lungaggini dell’Istituto nazionale per la previdenza.