Non solo il voto della Corte Suprema negli Stati Uniti, ma anche la decisione di una giudice del Brasile che ha negato l’aborto ad una bambina di 11 anni, rimasta incinta dopo aver subito un aborto, ha destato scalpore. Una vicenda che ha calamitato l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale che è tornata ad accendere le discussioni su un tema caldo: l’interruzione di gravidanza. Al clima infuocato delle proteste di folle di donne che hanno deciso di contestare con dimostrazioni pubbliche la decisione della Corte Suprema che ha negato il diritto all’aborto negli Usa, ha fatto eco la sconcertante vicenda della bambina brasiliana che dopo essere sopravvissuta ad uno stupro ha scoperto di essere rimasta incinta.
Il caso raccontato sulle colonne de The Intercept Brasil ha scosso non solo il Brasile ma tutto il mondo che ha appreso quanto capitato lo scorso ottobre ad una bambina che a soli 10 anni è rimasta vittima di una violenza sessuale, per poi scoprire la gravidanza. Alla protagonista di questa raccapricciante vicenda è stato impedito di abortire dapprima dai medici e poi dalla sentenza emessa da una giudice.
La vittima di stupro si è imbattuta nel diniego dei medici che si sono rifiutati di interrompere la gravidanza alla 22esima settimana. In seguito la famiglia della bambina ha deciso di rivolgersi al tribunale dello Stato di Santa Catarina, e così la giudice Joana Ribeiro Zimmer ha negato l’aborto cercando di convincere la ragazzina a salvare il bambino e consigliandole di scegliere un nome per il nascituro, come documentato dalle registrazioni dell’udienza. Ma la bambina di 11 anni sostenuta dalla sua famiglia ha chiesto aiuto ad un legale per presentare un ricorso per respingere la decisione del tribunale.
Il legale della famiglia ha riscostruito il calvario della ragazzina fino al momento in cui si è accorta attorno alla 22esima settimana di gestazione di essere incinta, una volta recatasi presso l’ospedale di Florianopolis i medici si sono rifiutati di farla abortire, perché la gravidanza aveva ormai superato il termine previsto dal ministero della Salute: la ventesima settimana. Una posizione che si è scontrata contro la battaglia intrapresa dall’avvocato di famiglia della bambina di 11 anni, che ha ribadito invece che la legge non impone un simile limite. Secondo la legge brasiliana, l’aborto è vietato, tranne che in alcuni casi in cui rientrano voci quali: violenza sessuale, pericolo di vita per la madre, anencefalia.
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La vicenda della bambina di 11 anni a cui si è negato l’aborto da parte del tribunale dello Stato di Santa Catarina, dopo la sentenza della giudice Joana Ribeiro Zimmer, ha animato le proteste di non poche associazioni ed organizzazioni, che hanno invocato il diritto della ragazzina ad interrompere la gravidanza. Il Washington Post ha riferito a distanza di qualche settimana che i medici dell’ospedale Polydoro Ernani de São Thiago hanno eseguito l’interruzione di gravidanza sulla bambina di 11 anni malgrado la gestazione fosse ormai giunta alla 29esima settimana.
Dopo aver accolto la richiesta formale a nome della famiglia della minorenne si è eseguito l’aborto, un risvolto che ha scatenato una nuova ondata di polemiche. Un episodio contro il quale si è espresso anche il presidente del Brasile Jair Bolsonaro che in un tweet ha commentato criticamente: “Noi non siamo in alcun modo conniventi con un crimine barbaro come lo stupro né siamo interessati alla sofferenza di una bambina di 11 anni, ma non vogliamo che si disprezzi una delle vittime di questa storia che è un bambino di 7 mesi”.
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