La transizione da donna a uomo di Danny Wakefield ha attirato grande interesse mediatico, dal momento che ha deciso di portare avanti la gravidanza conservando l’utero nel corso del suo cammino transgender. Questo 38enne statunitense con la sua vicenda umana ha finito anche per attirare l’odio degli utenti del web, che una volta appresa la sua storia lo hanno preso di mira criticandolo severamente.
Malgrado tutte le polemiche e le crudeltà che gli hanno indirizzato gli haters, Danny ha partorito il piccolo Winder Lea pur proseguendo il suo percorso di transizione da donna a uomo, dopo che per anni non si riconosceva nel suo corpo. Nel corso di una toccante intervista concessa a Vanity Fair, Danny Wakefield ha parlato a cuore aperto e con totale consapevolezza del suo percorso verso la propria natura.
Anche se in quel corpo da donna non si riconosceva da tempo, ha comunque deciso di non rinunciare ad un’esperienza unica come la maternità. Così con grande coraggio si è ritrovato a dire addio non completamente alla sua femminilità, quando ormai il suo corpo non aveva conservato quasi alcuna traccia di donna. Ma decidendo di conservare l’utero per dare alla luce suo figlio si è alla fine congedato da un’indole che non lo rispecchiava come essere umano.
Danny ha proseguito il percorso di transizione da donna a uomo non rinunciando al mettere al mondo suo figlio Winder Lea, ribadendo di aver scelto di essere padre non madre. Una decisione che ha scatenato la rabbia degli haters e degli omofobi che hanno fatto sentire le loro contestazioni, frutto di discriminazione ed intolleranza. Danny non è il solo esempio di quello che oggi è noto come fenomeno dei Seahorse Dad, ossia dei papà cavallucci marini, attorno ai quali si condensano polemiche ma anche questioni irrisolte.
Il fenomeno dei papà cavallucci riguarda le persone trans che intraprendono la transizione da donna a uomo decidendo di conservare l’apparato riproduttivo femminile, per portare avanti una gravidanza. Verso questi soggetti la burocrazia è alquanto nebulosa, e gli omofobi non si sottraggono ad indirizzare il loro disappunto.
Danny ha alle spalle un passato difficile: è cresciuto con dei genitori tossicodipendenti oltre ad aver subito violenza sessuale. Nel corso della sua maturazione ha poi acquisito una maggiore consapevolezza riappacificandosi con la sua indole. Poi dai 23 anni in poi ha intrapreso la cura a base di testosterone non rinunciando all’utero che gli ha permesso di avere un figlio che a suo dire ha rappresentato la sua ancora di salvezza.
“È stato concepito in un momento in cui stavo cercando di farmi del male. Ma, da quando ho saputo che c’era, ho imparato a volermi bene come non avevo mai fatto. Ho persino fatto pace con il mio corpo” – ha raccontato Danny. La nascita di Winder ha rappresentato una sorta di assicurazione contro le sue dipendenze, che lo hanno tormentato durante la transizione da donna a uomo: “Devo stare bene altrimenti ci ricasco e se ricasco perdo tutto. Non posso permettere che Wilder rimanga solo al mondo”.