Il figlio che ti somiglia è quello con cui discuti di più. Una delle esperienze più complicate e stressanti è sicuramente la vita famigliare. Richiede grande capacità di adattamento, pazienza e tolleranza, specie nei confronti dei figli.
Le donne che possiedono una famiglia sanno benissimo di cosa si tratta. Certo nessuna possiede un manuale perfetto per far fronte a tutte le difficolta che possono esserci tra i vari componenti, ma l’istinto materno e la capacità di adattarsi ai cambiamenti, le rendono in grado di gestire situazioni complesse.
Dall’infanzia all’età adulta la vita famigliare subisce varie evoluzioni. Vivere insieme è sempre complicato, non mancano mai occasioni per discutere, soprattutto con i figli che durante la crescita cambiano continuamente ed hanno bisogni sempre diversi.
I genitori devono quindi trovare il giusto equilibrio tra autorità e permissività, tra i si e i no. Un compito non facile specialmente quando le regole dettate vengono contestate e cominciano tutta una serie di conflitti con i figli che portano a discutere di tutto.
Perché il figlio che ti somiglia è quello con cui discuti di più?
La cosa che appare di più, in queste situazioni, è che spesso le discussioni più animate si hanno con il figlio la cui personalità è più simile alla nostra. Forse perché, inconsciamente, in quel momento vediamo in lui gli stessi nostri difetti, dei quali non siamo fieri.
Difetti che noi stessi gli abbiamo trasmesso, con il nostro comportamento o perché, come si dice a volte, sono carne delle nostra carne, hanno il nostro DNA.
Per questo non ci deve sorprenderti se il figlio che ti somiglia è quello con cui discuti di più. È quello che ha incorporato dentro di sé un tratto della tua personalità.
Ma discutere può essere positivo
Una discussione, se non è fine a se stessa, è sempre un modo costruttivo di confrontarsi, anche con il proprio figlio. Anzi vari studi affermano che quando un adolescente non discute, non si ribella alle regole, può non essere in grado, in futuro, di resistere alla pressione degli altri, del mondo esterno. Quindi sarà più debole di fronte ai pericoli della vita.
Allora avere figli troppo obbedienti non è poi cosi positivo. Si rischia che in futuro non sappiano opporsi in modo deciso a qualcuno o a qualcosa che può danneggiarli. Del resto è una caratteristica adolescenziale ribellarsi per affermare le proprie scelte.
Ma ribellarsi alle imposizioni non vuol dire mancare di rispetto.
Troviamo un equilibrio nel discutere
Dobbiamo quindi cercare un equilibrio quando discutiamo con un figlio, specie se possiede parte del nostro carattere, è ancora più difficile. Sicuramente la prima cosa da fare è ascoltare. Dargli l’opportunità di spiegare il perché di un rifiuto, senza aggredirli.
Stimoliamoli piuttosto a ad esprimere il loro punto di vista senza giudicarli, senza minacce di punizione, ma attraverso un dialogo costruttivo e loro ce ne saranno grati.
Allo stesso tempo, però, manteniamo l’autorità di genitori. Spieghiamo loro con calma i motivi dei “no”, delle limitazioni che gli diamo. Certamente lo apprezzeranno di più, ci saranno meno tensioni.
In conclusione discutere tra genitori e figli è vantaggioso per entrambi, purché i genitori rimangano fermi nelle loro decisioni senza cadere nell’autoritarismo o, al contrario, nell’assoluta permissività.
Come genitori dobbiamo ricordarci che i nostri figli, in fin dei conti, sono simili a noi.
Costruiamo con loro un dialogo, una linea diretta, come quella che avremmo desiderato avere anche noi con i nostri genitori.
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