“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, recita il Vangelo. Una frase molto citata, ma ahimè! Poco osservata. Parlare dei peccati è una pratica tanto diffusa quanto sgradevole. Eppure non ci rende santi, né persone migliori.
Una pratica che si perde nella notte dei tempi senza dubbio, ma che l’utilizzo dei social network rende ancor più attuale.
Perché parliamo dei peccati e delle mancanze degli altri?
La prima, e forse più ovvia risposta, è perchè viviamo in una società che celebra il pettegolezzo, ricerca il peccato dell’altro, lo pubblicizza.
Avviene perchè siamo incapaci di bloccare sul nascere questa forma di passatempo e abitudine che sembra essere diventata la normalità.
Quante volte infatti ci troviamo, nostro malgrado, in una discussione nella quale l’oggetto è la critica quando non la vera e propria maldicenza?
Ascoltiamo spesso qualcuno intento a parlare dei peccati degli altri senza chiedere nemmeno perchè lo stia facendo. Eppure non sono santi coloro che ne parlano. Non sono persone migliori di altre. Anzi.
Peccati e peccatori
Entriamo in questa sorta di cortile delle chiacchiere senza chiederci come mai quella persona senta la necessità di criticare qualcuno, spesso anche pesantemente.
Chi spende le proprie energie in questa pratica è fondamentalmente una persona arrabbiata, frustrata, delusa. Nulla ha a che vedere con i santi.
E il continuo parlare dei peccati e dei difetti degli altri è la dimostrazione della propria incapacità ad uscire da questi stati d’animo. L’incapacità di diventare una persona migliore.
Peccatori di omissione
Se è vero quindi, che attraverso la parola si diffondono peccati e calunnie, questo accade anche perché pochi vi si oppongono fermamente.
Quando il fiume del fango sembra travolgere una persona, molto spesso rimaniamo in silenzio. Lo accettiamo più o meno passivamente.
La capacità di prendere posizione e ribattere in maniera decisa qualcuno intento a parlare dei peccati altrui, non sembra essere una abitudine diffusa. È più facile o conveniente fare finta di nulla, voltarsi dall’altra parte, fare spallucce, salvo poi accorgersene se a finire sotto la tempesta siamo noi.
Ecco perchè la migliore risposta che si può dare a qualcuno che ama sparlare degli altri, non è sempre quella di voltarsi dall’altra parte.
Oltre a chiedere cosa guadagna a parlare dei peccati altrui, è giusto ribattere quando la menzogna e l’invenzione la fanno da padrona. È essenziale non essere complici.
Peccatori di perfezione
Oggi sembra che la perfezione, la mancanza di errore, siano le condizioni alle quali non ci si può sottrarre. Basta sentire commenti e bisbiglii anche sull’immagine estetica del prossimo per rendersi conto di come essere perfetti sia un obbligo.
Ma, più che perfetti, siamo diventati tutti schiavi di uno stile di vita tanto superficiale quanto falso. Ed il semplice fatto di rifiutarlo costituisce colpa grave, e pertanto non ci si dovrebbe nemmeno lamentare di finire oggetto della maldicenza altrui.
Uno dei peccati imperdonabili, secondo questo schema, è proprio quello di essere se stessi, non seguendo mode, norme e stili di vita omologati. Dimenticando così non solo la propria unicità, ma anche quella grande opportunità che si chiama crescita ed impegno.
Aristotele diceva:
“Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.”
Riflettiamoci. Per diventare realmente non dei santi, ma delle persone migliori.