Se non con gli occhi, con il cuore. Se non con il corpo, con il pensiero. E non con la presenza, con lo spirito. Ma una madre veglia sempre sui propri figli. Ovunque essa sia.
Una presenza costante, anche se ha lasciato questa dimensione terrena.
Perchè una mamma è qualcosa di diverso da un normale genitore. È simile ad angelo, capace quindi di esserci anche quando non è più fisicamente presente. Di illuminare la strada.
Dire quindi che una madre veglia sempre sui propri figli è qualcosa che solo chi ha avuto il privilegio di avere una vera mamma può testimoniare.
Perché se è vero che tante mamme sono ottime madri, è altrettanto vero che non tutte non sono tali.
Solo da un decennio la tecnologia e gli smartphone hanno invaso le nostre vite. Prima non c’era modo di controllare come ora gli spostamenti e la vita dei figli.
Eppure la mamma era sempre lì, anche solo con il pensiero. Capace di leggere piccole espressioni, di cogliere ogni stato d’animo del proprio figlio.
Era veramente come se fosse in grado di seguire la sua vita anche senza presenza fisica, e di vegliare su di esso con l’amore e la forza del pensiero.
Affermare quindi che una mamma veglia sempre sul proprio figlio non è espressione retorica. Il legame che esiste non è facilmente descrivibile. È dentro di lei che viene coltivata la vita.
È dalle sue emozioni, dalla sua felicità che questa si nutre, prima di approdare al mondo che conosciamo.
Una madre è colei che nutre, protegge. La persona capace di mettere il figlio davanti a tutto, quasi fosse un pezzo di sè che prende nuova vita.
E questo è quello che un figlio sente, prima ancora di capire. Diventa la mamma il suo faro, la sua guida, e così resta anche con il passare degli anni.
Una mamma presente non è invadente. Conosce benissimo il bisogno dei figli di trovare la loro strada, fare le loro esperienze.
Così, una volta adulti, si mette in disparte senza mai perdere di vista la loro vita e la loro crescita, osservando, con discrezione.
Khalil Gibran scrisse:
“L’amore è l’anello di una catena che inizia da uno sguardo e sfocia nell’eterno”.
Sembra perfetta, per descrivere e sintetizzare la presenza di una madre.
Quell’anello di cui parla Gibran ha il marchio dell’eternità, per questo non è azzardato riconoscere che una madre veglia sui propri figli ovunque essa sia.
Un legame che non è forse possibile spiegare con le coordinate della razionalità, ma d’altronde quello che definiamo amore, non è una formula matematica.
È qualcosa capace di andare oltre le stesse parole, ma di esserci, anche quando una parte di lei termina il suo viaggio terreno.
Ed è la luce che illuminerà, scalderà, guiderà. Per sempre.