Psicologia

Le brave persone vanno dallo psicologo per colpa delle persone cattive

Publicato da
Alice Iz

È un mondo strano. Un mondo al contrario. E così le brave persone devono andare dallo psicologo per imparare a reagire e a sopportare le colpe delle persone cattive.

Tutto questo ha un nome e si chiama malattia emotiva. O dell’anima. Quel malessere costante provato dalle persone perbene di fronte alla cattiveria generale e dilagante.

Perché le brave persone vanno dallo psicologo?

Diversi  sociologi, tra tutti il compianto Bauman, hanno analizzato le derive della società avviatesi con l’avvento della tecnologia.

Un modello di vita e di relazioni fondato su un eccesso tecnologico, che porta tutti gli individui, comprese le brave persone, a sentirne gli effetti. Quella che gli esperti chiamano spersonalizzazione, incapacità quindi ad amare se stessi e il prossimo.

Le brave persone, quelle che hanno pochi e semplici punti di riferimento, si trovano catapultate in un universo informe, contraddittorio. Nella vita reale invece, quella vissuta tra lavoro ed impegni, le cose non vanno certamente meglio.

Competizione estrema, materialismo portato agli eccessi, bisogno vitale di successo, fanno da contorno alla sensibilità di coloro che faticano a mantenere il passo.

Ecco quindi che quelle che chiamiamo brave persone, quelle forse più semplici, meno competitive, soffrono in maniera evidente questo mondo frettoloso, superficiale. Contrario. Soffrono per le colpe delle persone cattive.

Fatti di cronaca e il malessere delle brave persone

La vicenda, di qualche settimana fa, è l’ennesima di una lunga serie di episodi che vedono le persone vivere una vita da mostrare in diretta.
Eventi che lasciano un vuoto enorme tra le brave persone. Incapaci di comprendere, capire.

È impensabile dover accettare la morte di due creature piccole per soddisfare gli impulsi letali di un padre intento a farsi selfie mentre guida. È impensabile far pagare a degli innocenti, il prezzo della propria inutile vanità.

La vita diventa così una soap opera stravolta, demenziale, barbara.
Una serie di eventi in cui il senso delle cose è smarrito tra l’indifferenza generale.

Perché è proprio questa accettazione, questa accondiscendente apatia nei confronti del male che provoca disagio tra le brave persone. Che non riescono a vivere con leggera indifferenza le ingiustizie e le mortificazioni.

Le conseguenze

Smarrire il senso di marcia, i punti di riferimento, la distinzione netta tra bene e male, è il destino di tante brave persone. Persone incapaci di porre argini, di proteggersi dalla persone cattive forse perché sole o indebolite da tanta malvagità. Anime che finiscono per ammalarsi.

Gli effetti di tali disagi alle volte sono evidenti, in molti altri casi meno, finendo per generare una sorta di scudo a volte, dietro cui trincerare la propria sensibilità.

Il regno ideale dove cattiveria, maldicenza, invidia, possono prosperare a tal punto da diventare il modello cui conformarsi.

È possibile contrastare tutto questo?

Possibile evitare che il regno della cattiveria, della maldicenza e dell’invidia continui a prosperare? È possibile che le brave persone non si sentano più così sole, ma partecipi di un mondo capace di affermare giustizia, dignità, umanità?

Valori che non riguardano una terapia psicologica, ma che devono tornare ad essere la base per una vita degna di questo nome.

Interrogativi le cui risposte devono arrivare da ognuno di noi. Dalle nostre convinzioni, dai nostri gesti, dal desiderio di riconoscerci. Di essere brave persone.