Parliamo delle persone infelici, e di come il loro atteggiamento e rapporto con gli altri diventa la spia che segnala il loro stato d’animo.
Un vecchio modo di dire sintetizzava così l’atteggiamento che rivela l’infelicità: ” Chi ha il lupo in bocca, l’ha sulla groppa.”
È sin troppo evidente, infatti, che quando una persona dedica tutte le sue energie a parlare male, giudicare, denigrare, manifesta chiaramente il suo stato di soggetto infelice.
Che si tratti di un pettegolezzo, o di una pesante maldicenza, il risultato che vogliono ottenere coloro che sfogano e criticano il prossimo è sempre lo stesso.
Ovvero realizzarsi, o pensare di farlo, trasferendo sugli altri la propria condizione di disagio e infelicità. Le loro frustrazioni.
“Il male non è ciò che entra nella bocca di un uomo, il male è ciò che ne esce.”
(Paulo Coelho)
Le persone infelici producono sugli altri effetti collaterali tanto evidenti quanto più grande è la loro insoddisfazione.
Invece di tentare, umilmente e con disponibilità, di lavorare per migliorare ciò che non riescono a fare, si abbandonano ad atteggiamenti che ne rivelano la totale incapacità.
Sempre più avvinghiati attorno ai loro stati d’animo, passano così il tempo a tentare di distruggere gli sforzi altrui. Infelici, infelicemente.
È questo il loro obiettivo neanche troppo nascosto. Se non riescono ad essere felici e sereni non devono esserlo nemmeno gli altri!
“La felicità è sempre uguale, ma l’infelicità può avere infinite variazioni.” volendo citare Tolstoj. “La felicità è una fiaba, l’infelicità un romanzo.”
(Haruki Murakami)
Assolutamente vera ed azzeccata questa frase. Le persone infelici non si limitano ad uno sfogo momentaneo, passeggero.
Spargono il loro stato d’animo in continuazione, su tutti gli aspetti della loro vita, senza un qualcosa che possa donare loro un sorriso o un raggio di felicità.
Se notiamo con attenzione l’atteggiamento delle persone infelici scopriamo alcune caratteristiche comuni.
Non riescono mai a vedere la parte mezza piena del bicchiere, ma si concentrano solamente sulla metà vuota.
Non conoscono il valore del perdono, ma vivono costantemente immerse in uno stato di rancore e di frustrazione.
Soprattutto non sono capaci di avere un loro sogno, anche semplice, ma vivono aggrappate alle opinioni degli altri.
“L’uomo è sempre stato infelice perché dimentica quello che ha, e cerca di ottenere ciò che non può realizzare.”
(Osho)
Giuseppe Turoldo, al secolo David Maria Turoldo, scrittore e filosofo del ‘900 scrisse un libro dal titolo inequivocabile: ” Anche Dio è infelice”.
Per sottolineare e riflettere su uno stato di precarietà che, da sempre, appartiene e condiziona l’essere umano. Che lo rendono anche infelice.
Ma spronando a non concentrarsi su questi aspetti. Palliativi effimeri che non conducono alla felicità, ma portano le persone al continuo tormento ed alla perenne insoddisfazione.
“La speranza è un prestito fatto alla felicità.”
(Antoine Rivarol)
Che, a sua volta, è fatta di piccole cose, emozioni personali, gesti spontanei.
Non ci vuole tanto a sconfiggere l’infelicità, se si è consapevoli della propria capacità di pensare la speranza.
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