Dire addio a qualcuno è difficile, estremamente difficile. Dire addio senza odio, senza rancore, lo è ancora di più. Perché hai il cuore spezzato.
Ma l’amore è anche saper rinunciare. Capire quando si è giunti al capolinea. Scendete senza livore. Dire addio dentro di sé.
Un addio deve essere urlato dentro per essere vero. È così che lasciamo realmente andare chi ci ha spezzato il cuore
Non tutte le relazioni finiscono con lo stesso stile con cui sono cominciate.
È una verità che non solo dobbiamo accettare, ma oggi sempre più frequente.
La facilità con la quale si può interrompere una relazione, che magari durava da tempo, è qualcosa che lascia impreparata la maggior parte delle persone. Separarsi non lascia nessuno indenni.
Quello che accade in questi casi è l’inizio di un percorso difficile, tortuoso, doloroso.
Una fase della vita nella quale si tende a mettere in discussione qualsiasi scelta e, soprattutto, se stessi.
Ci si sente realmente con il cuore spezzato, come un naufrago alla deriva della vita stessa, incapaci di riprendere il bandolo della matassa di un senso delle cose che sembra smarrito del tutto.
Lo psicologo Guy Winch ha dedicato numerose sue ricerche a questo tema, segno che accade molto più frequentemente di quanto si possa immaginare.
Già questo, e non per usare la frase di repertorio “Mal comune è mezzo gaudio”, dovrebbe essere di aiuto.
Testimonia come la qualità di una relazione spesso sia vissuta con molta superficialità e mancanza di rispetto.
Una storia sicuramente può terminare, non è questo il punto di fondo, ma deve essere anch’essa una fase vissuta con trasparenza e sincerità. Dire addio senza odio, senza rancore. Con rispetto.
Il dolore emotivo che una fine come questa determina è molto forte, una sorta di lacerazione interiore che necessita di tanta pazienza, tempo, e di un sostegno adeguato.
Un cuore spezzato attiva meccanismi mentali e psicologici molto delicati. Dire addio dentro di sé diventa estremamente difficile. La relazione continua interiormente, nel modo peggiore.
Crea, nella persona abbandonata, una sorta di dipendenza esistenziale delicata e nociva.
Si comincia a vivere perennemente alla ricerca dei ricordi vissuti con la persona amata, a controllare in maniera istintiva e compulsiva i profili social dell’ex partner. Un meccanismo di dipendenza molto delicato e pericoloso al tempo stesso.
Si finisce, molte volte, per idealizzare senza motivo, la persona con la quale si è vissuta la relazione terminata, e questo pregiudica il normale processo di ripresa della propria vita quanto mai necessario.
Non si tratta di dover fare finta che tutto vada comunque bene. Di non dare libero sfogo alle proprie emozioni ed ai propri sentimenti. Al contrario.
Dire addio anche dentro se stessi, significa riuscire a liberarsi di un peso emotivo. Aiuta ad esorcizzare il proprio dolore, a liberarsene.
Una volta poi che ci si è purificati dal dolore immediato, è altrettanto importante cominciare, con pazienza, a riempire quei vuoti che la storia finita ha creato.
Un processo lento, paziente, necessario però per recuperare quella consapevolezza di sè e quella fiducia capaci di fare spiegare le vele verso una nuova vita e nuove mète.
Ristabilire la propria identità, anche in termini sentimentali, e non abbandonare l’idea di una relazione forte e condivisa.
È questa la tappa finale del percorso, possibile, anche se impegnativa, che ognuno deve compiere per ricucire quella ferita del cuore che pare insanabile.
Salutare dentro, senza rancore e senza odio. E dare ascolto alla propria anima, perché l’anima sa sempre cosa fare per ritrovare la serenità.
Una riflessione da condividere con i vostri amici, lo apprezzeranno.