La maturità psicologica può essere definita in diversi modi.
Lo scrittore scozzese MJ Croan ha cercato di riassumere questo concetto attraverso tale affermazione : “La maturità è quando il mondo si apre e ti rendi conto che non sei il centro di esso”.
Ma cosa significa maturare?
Maturare significa lasciare andare quella visione egocentrica che abbiamo, per capire che esiste un mondo più vasto e complesso che spesso ci mette alla prova.
Un mondo questo che non soddisfa sempre le nostre aspettative, illusioni e necessità.
Mentre maturiamo, impariamo però, a vivere in pace in quel mondo, accettando tutto ciò che non ci piace e che non possiamo cambiare.
Evitando di negare a tutti i costi la realtà, attraverso la messa in pratica di un meccanismo di coping immaturo e inadeguato, che non ci fa guardare le cose per come sono realmente.
Perché arriviamo a farlo?
Di solito questo meccanismo si innesca per due ragioni:
1- Perché vogliamo a tutti i costi conservare le nostre idee rigide, che non intendiamo assolutamente cambiare;
2- Perché non abbiamo i meccanismi psicologici necessari per affrontare la situazione.
In un caso o nell’altro, negare la realtà ci permette “apparentemente” di lenire l’ansia provata in una determinata situazione, che il nostro cervello emotivo ha già catalogato come particolarmente inquietante.
Il problema è che questa, appunto, è una sensazione apparente: la realtà vince sempre.
Pensate ad un inseguitore che si avvicina a voi, in mezzo alla strada. Cosa fate? Sicuramente non chiudete gli occhi ripetendo a voi stessi: “Non sta succedendo!”
Ma comprendete che siete in pericolo e provate a chiedete aiuto.
Bene, sapete che non tutti riescono a reagire in questo modo alle varie situazioni della vita?
Spesso, quando qualcosa non ci piace, e ne siamo delusi o rattristati, invece di affrontare la situazione, mettiamo in gioco il meccanismo della negazione.
Ma, ricordiamocelo sempre, negare con veemenza i fatti non li farà cambiare.
Al contrario, ci condurrà a prendere decisioni meno adattive che possono farci solo stare peggio.
La persona matura, al contrario, accetta la realtà per come si presenta, ma non con un atteggiamento di rassegnazione, ma con intelligenza.
Come afferma anche lo psichiatra tedesco Fritz Kunkel “essere maturi significa affrontare, non scappare di fronte ad ogni nuova crisi che arriva”.
L’arte di trovare l’equilibrio nelle avversità. Questa è la maturità.
C’era una volta un uomo che era così tanto turbato nel vedere la sua ombra e detestava così tanto i suoi passi, che decise di liberarsene.
“Ho trovato un modo per liberarmene”, disse.
Si alzò e iniziò a correre, ma ogni volta che metteva un piede per terra, c’era un altro passo, mentre la sua ombra lo raggiungeva senza la minima difficoltà.
Pensò di non essere abbastanza veloce e quindi iniziò a correre con maggiore velocità, senza fermarsi, finché non cadde.
Quell’uomo non ha capito che bastava mettersi in un luogo ombroso, affinchè la sua ombra svanisse e che sarebbe bastato rimanere seduto, immobile per non vedere più i suoi passi.
Questa parabola di Zhuangzi ci ricorda una frase di Ralph Waldo Emerson: “La maturità è l’età in cui non si è più ingannati da se stessi”.
Lo scrittore con la parola “maturità” fa riferimento a quel momento in cui siamo pienamente consapevoli dei meccanismi psicologici che mettiamo in pratica, per affrontare la realtà e proteggere il nostro “io”, fino a quando non ci rendiamo conto che la realtà può essere difficile, ma che il nostro atteggiamento e la nostra prospettiva sono due variabili essenziali in questa equazione.
Pertanto, una maturità psicologica deve poter comportare un’auto-consapevolezza, che altro non è che la conoscenza dei Thugs mentali che usiamo per non andare avanti e dei meccanismi che utilizziamo per eludere la realtà.
Questa conoscenza è fondamentale per affrontare i problemi e gli ostacoli che la vita ci dà.
Sfortunatamente, ci sono persone, come la storia insegna, che non raggiungono mai questo livello di conoscenza di sé e finiscono per creare più confusione e problemi, alimentando l’infelicità interiore e il caos.
Raggiungere la maturità psicologica non significa accettare passivamente la realtà, assumendo un atteggiamento rassegnato, ma vuol dire essere in grado di guardare con occhi nuovi ciò che ci accade, approfittando di quel “pugno” per rafforzare la nostra capacità di resistenza, per conoscerci meglio e persino per crescere.
Per essere più resilienti e “allenare” la nostra capacità di affrontare ogni situazione, nonostante le avversità della vita.
William Arthur Ward ha dichiarato: “Fare errori è umano e inciampare è comune, ma la vera maturità è ridere di se stessi “.
Maturità dunque è anche questo. “Saper ridere”.
Di cosa?
Di quelle nostre vecchie paure, perché abbiamo capito essere grottesche.
Di quelle strane preoccupazioni e di quegli ostacoli che ci sembravano “insormontabili” , ma che in realtà erano tutt’altro.
Dei nostri vecchi atteggiamenti e credenze che fanno parte del passato e che non hanno più alcuna influenza emotiva su di noi.
La vera maturità psicologica deve poter presupporre dunque un’accettazione radicale della realtà.
Poiché è proprio quando pratichiamo tale accettazione che riusciamo a guardare le cose per quello che sono realmente, senza scoraggiarci.
Anzi la prima cosa che può venirci in mente sarebbe chiederci “Qual è la prossima mossa? “.
Ciò significa che, mentre la realtà può essere dolorosa, noi non restiamo bloccati nel ruolo di vittime sofferenti, ma anzi cerchiamo di proteggere il nostro equilibrio emotivo, adottando un atteggiamento proattivo.