È alto il prezzo che si paga per il dono dell’empatia, un prezzo emotivamente alto.
Si parla molto delle persone empatiche.
Se ne parla in ambito lavorativo, segnalando come questa caratteristica, l’empatia, agevoli chi svolge lavori e professioni di contatto, fondata sulle relazioni.
Se ne parla come una straordinaria qualità personale, necessaria per riuscire ad avere una vita ricca di amicizie e di calore umano.
In linea teorica è vero, ma è bene comprendere che l’effetto di una relazione e di un incontro non dipendono solo da una persona, anche se il suo atteggiamento e la sua sensibilità agevolano.
Bisogna comprendere quindi, anche i costi che questa empatia produce nelle persone che la dimostrano e la coltivano.
È bene allora specificare che, secondo studi e approfondimenti sull’argomento, esistono vari e diversi livelli di empatia.
Empatia cognitiva :
è una caratteristica che, soprattutto in ambito professionale, si può imparare o comunque affinare.
È quella capacità di capire i bisogni materiali delle altre persone, cosa si cela, ad esempio, dietro un processo di acquisto.
Empatia emotiva:
riguarda l’aspetto emozionale delle persone.
È quella capacità di leggere lo stato psicologico e più profondo, una sorta di “sincronizzazione” con i sentimenti ed i bisogni affettivi.
Empatia compassionevole:
Raccoglie entrambe le due precedentemente illustrate e porta una persona a vivere emozioni, bisogni ed anche disagi materiali del prossimo.
Questa forma di empatia genera il bisogno di fare qualcosa, di sentirsi in qualche modo responsabile del miglioramento della situazione dell’altra persona.
L’empatico cognitivo, spesso, ha un suo obiettivo.
Lecito, senza dubbio, ma non sempre sintonizzato sulla parte interiore dell’interlocutore. Se il suo obiettivo è vendere, non ha interesse a capire sino in fondo la situazione complessiva dell’altro, e spesso un classico empatico cognitivo è una persona discretamente narcisista.
Mentre l’individuo empatico sia a livello emotivo che compassionevole, proprio perché in gioco entrano le emozioni e i bisogni dell’altra persona, quasi sempre si pone in una posizione di servizio, in un atteggiamento che non ha la finalità di percepire un vantaggio quanto di dare.
Questo provoca uno stress emotivo notevole, un disagio ed una pena che, a lungo andare, provocano inevitabili reazioni per difendere la propria psiche e la propria emotività.
Ecco perché una persona empatica alza delle barriere protettive, si isola, diventa a tratti chiusa e scontrosa.
Finisce per apparire l’opposto di quello che naturalmente è, ma si tratta di una normale reazione, non certo vissuta in maniera positiva dalla persona stessa.
L’aiuto ed il sostegno da parte di chi è loro vicino sicuramente costituisce un aiuto importante. Per potere condividere certe emozioni faticose da sostenere soli, e non perdere, allo stesso tempo, la voglia di socializzare.