Meglio sola piuttosto che stare con qualcuno la cui anima non corrisponda alla tua

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By Deborah Doca

Meglio la solitudine, meglio soli piuttosto che stare con un partner la cui anima non corrisponda alla vostra.

Conoscete anche voi qualcuno che entra ed esce da una relazione all’altra solo per il gusto o il bisogno di essere accompagnato?

Quasi dovesse mostrare sempre un nuovo boy-friend o una nuova compagna?

Certo che sì e non c’è nulla di male, sono scelte e come tali vanno rispettate, anche se forse si sta perdendo tempo prezioso, si sta vivendo troppo alla giornata.

Non c’è nessuna intenzione di fare la morale, ma cambiare partner perché è arrivata la noia o, peggio ancora, per paura della solitudine, merita una riflessione più approfondita.

Rimanere single, nonostante il pensiero comune, non è un marchio di fabbrica da cui cercare di scappare il più velocemente possibile.

Forse, tutto quel tempo, sarebbe meglio dedicarlo a se stessi, facendo ad esempio le cose che più ispirano, quello che si ama fare con le persone che realmente rendono felici ed appagati.

Dedicarlo ad imparare nuove attività, o semplicemente, coccolarsi e ricaricare le energie entrando in contatto con la parte più intima di se stessi.

Bisogna fare attenzione alle proprie emozioni, non permettere che si sciupino con la prima persona conosciuta, magari rischiando di vederle calpestate e non rispettate.

Aprirsi a qualcuno che non sa ricambiare, non vuole provare a creare una relazione importante, alla fine, significa quasi non portare rispetto alla parte più delicata e sincera della propria persona.

Se per nessuno si è mai una priorità, se tutto è sostituibile, non significa solo vivacchiare alla giornata, ma anche buttare al vento la possibilità di conoscere qualcuno di diverso.

Perché per conoscere serve tempo, anche pazienza, capacità di conoscersi e capire se si vive in sintonia e sulla stessa lunghezza d’onda.

A volte capita di iniziare una relazione solo per il gusto di poter dire o mostrare che si ha una relazione, ignari se la persona in questione sia davvero compatibile, se sia il classico chiodo schiaccia chiodo.

Poi, quando magari passa la festa o l’apericena di turno, ci si ritrova da soli e con il cerino acceso ancora in mano.

Tutto questo ha un nome, si chiama Anuptafobia, e gli psicologi la definiscono una vera e propria patologia sociale.

Colpisce soprattutto le donne, e a partire dai 40 anni. Si finisce per vivere interamente di rimpianti, cercando rimpiazzi occasionali o dando colpe, avvertendo sempre più gravoso il peso della solitudine.

L’anuptafobia può essere anche considerata come la necessità di aggrapparsi all’altro, anche quando questo non c’è.

Nello specifico si tende a crearsi un’immagine della propria vita sociale, di relazione, e su questa idea poi si parte alla ricerca di un prototipo che rispetti, a grande linee, l’immagine che ci si è fatta in precedenza.

Forse sarebbe allora il caso di fermarsi realmente a riflettere.

Un vecchio proverbio recita: “meglio soli che male accompagnati”, e questo antico adagio è più che mai attuale.

Soprattutto quando, come nel caso di una relazione, non si sta facendo solo un veloce giro di giostra, ma entrano in gioco altre componenti che, senza alcun moralismo, non è giusto gettare così al vento.