Amiche e Amici rilassatevi, non è assolutamente niente di grave!
Con questo termine si fa riferimento ad una spiccata, e per certi versi incontrollabile, propensione a viaggiare, ad essere sempre pronti a salpare l’ancora.
Un desiderio insopprimibile che nasce da un inusuale “bisogno” di conoscere sempre nuovi luoghi, scoprire altre culture, assaggiare cibi diversi, insomma scoprire cosa c’è fuori dal proprio portone di casa.
La sua etimologia deriva da wandern (escursione, viaggio, uscita) e lussuria (desiderio). Dall’unione dei due lessemi nasce il termine “desiderio di viaggiare”.
La traduzione letterale di wanderlust in italiano è “passione per girovagare”.
La sindrome del viandante è molto più che il desiderio di fare una vacanza, che in qualche modo tutti abbiamo.
È una necessità che trascina le persone verso il viaggio, la partenza per scoprire nuovi posti e culture diverse.
Questa sindrome colpisce uomini e donne, di solito tra i 20 ei 40 anni.
Non è in sostanza il bisogno di riposo e di una vacanza in qualche resort tutto incluso, ma un qualcosa di diverso.
La spinta nasce dalla curiosità e dal bisogno di evadere dalla propria routine, dall’essere attratti con la mente verso il concetto di scoperta.
È forse scontato sottolineare che la tecnologia, da tutti posseduta, incentiva e stimola questa particolare ” sindrome”.
Internet diventa la perfetta agenzia di viaggi attraverso la quale non solo si acquistano biglietti e prenotazioni, ma diventa il suggerimento verso la mèta prescelta.
Come diceva il poeta scozzese Stevenson, grande viaggiatore vissuto a metà del ‘800, ” non viaggio per andare in un certo posto, ma per andare.
Viaggio per il piacere di viaggiare. Il punto è muoversi. ”
Una sorta di bisogno interiore appagabile con la partenza.
Alcuni ricercatori ed esperti di comportamento sostengono che la sindrome di Wanderlust è in realtà nei nostri geni, e più precisamente nel DRD4-7r, chiamato recettore della dopamina (neurotrasmettitore piacere), che è stato battezzato come ” gene del viandante “.
L’approccio del viaggiatore con questa predisposizione è quindi opposto a coloro che ricercano quiete e riposo.
Il viaggio di ” Wanderlust” è sempre itinerante, i luoghi diventano mosaici di un puzzle più ricco rispetto alla vacanza tradizionale.
Secondo David Dobbs, ricercatore presso National Geographics, questo gene rende le persone “meglio predisposte ad accettare il cambiamento e l’avventura, ed anche a provare maggiore affinità verso concetti come nuove idee, relazioni, a volte anche rischi.”
Persone quindi caratterizzate da una forte curiosità, indipendenza, senso dell’avventura.
Persone che non cercano conferme o status dal loro viaggio, ma mettono al primo posto il bisogno di scoprire.
Persone che non cercano di capire se la loro permanenza fuori rispetta i criteri delle loro abituali zone di comfort, al contrario rigettano questo approccio in nome del diverso e del non conosciuto.
Persone sempre pronte con il passaporto e pronte a pianificare una nuova partenza una volta rientrate.
Per loro: “viaggiare serve ad adeguare l’immaginazione alla realtà e a vedere le cose come sono, invece di pensare a come saranno”.
– Samuel Jonhson –