Articolo molto interessante che affronta un tema delicato: quello del perdono, necessario non solo per aspetti legati alla religione quanto all’etica e all’amore, ma se non seguito da una idea di giustizia, o di educazione, rischia di diventare come un boomerang.
Prende spunto dalle riflessioni di uno psicologo incuriosito dal comportamento quasi bipolare di alcuni bambini: mentre a scuola e nei contesti pubblici erano irreprensibili, a casa ed in famiglia, il loro comportamento mutava radicalmente.
Nei bambini, specie piccoli, quasi sempre certi dell’ottenimento del perdono, il meccanismo può avere una sua spiegazione.
Non ce l’ha invece negli adulti, che dovrebbero sapere esercitare auto-controllo.
Eppure, quando si ha la certezza di essere perdonati, scattano comportamenti offensivi e poco rispettosi anche in persone mature.
Non bisogna confondere il concetto di perdono con la mancanza di fermezza, mentre è quello che molti fanno, approfittatene.
Spesso, passare sopra un torto, fa sentire gli altri autorizzati a comportarsi in modo irrispettoso ogni volta che ne sentono il desiderio.
Questo è un comportamento diseducativo se si tratta dei figli, pericoloso se si tratta di perdonare ogni volta un adulto.
Non è in discussione il valore morale del perdono, una pratica che dimostra certamente forza, che provoca beneficio psichico, che allenta tensioni ed evita rancori perenni. Quello che va capito, quando si tratta di persone amate, è perchè si tende sempre a perdonare.
Diversi studi hanno rilevato che molto spesso si perdona per l’incapacità di andarsene, per non tagliare la corda che tiene il legame, per la paura dell’abbandono.
Aspetti delicati, veri, che rischiano però, se protratti in maniera automatica, di non giungere mai ad un rapporto equilibrato con le persone che si perdonano sempre e comunque.
Su questi aspetti è bene ricordare che il concetto di perdono non deve mai essere disgiunto da quello di giustizia.
Perdonare è un atto di grande apertura e di rispetto verso l’altro, che va compreso e onorato da chi lo riceve.
Se questo non accade e si permette che l’altro continui nei comportamenti poco rispettosi ed aggressivi, non si sta perseguendo un percorso di rispetto.
La certezza di essere sempre perdonati, mette nelle mani della persona una sorta di pass automatico che lo tranquillizza sulla possibilità di un altro perdono, una sorta di status privilegiato che lo incoraggia verso i propri comportamenti. Siano essi egoistici, maleducati o, purtroppo, anche violenti.
Interessante il parere di una psicoterapeuta che consiglia alle persone offese di porsi sempre una domanda: cosa ho fatto per meritarmi un atteggiamento o un comportamento così ?
Ed inoltre: cosa ho fatto affinché non accadesse più? Una domanda che deve portare ad una riflessione, oltre al gesto, umano, del perdono
L’atto del perdono diventa costruttivo, educativo, se è seguito da un approfondimento, da uno scambio sincero e leale di motivazioni.
Altrimenti diventa un atteggiamento che non induce cambiamenti, che non provoca una riflessione in colui che ha offeso.
Importante, insieme a quanto esposto, il concetto che perdonare non significa riconciliarsi sempre.
Una cosa è il perdono, inteso anche come forma di liberazione, di pace con se stessi, un’altra è la riconciliazione sempre e comunque.
È bene che a questo secondo aspetto, non sia legato il primo.
Percorsi non semplici, specie se vissuti con le persone amate. Necessari però, proprio in nome di quell’amore e di quel legame che possono portare a derive non sane, anche autolesioniste o lesive del concetto alto e nobile dell’ amore.
Cosa ne pensate? Scriveteci le vostre esperienze e condividete per conoscere quelle dei vostri amici!