Le due facce del Coronavirus e l’altra riguarda la mente. Come già avvenuto ai tempi delle Twin Tower, all’indomani dello scoppio della pandemia, media ed organi di informazione titolavano: “Non sarà più come prima”.
Proprio questa frase, ripetuta quasi ossessivamente, potrebbe portare ad un’altra epidemia: quella della depressione.
A lanciare l’allarme sono stati non solo centri di studio e ricerca come il King’s College di Londra o il Center for Social Connection Science dell’Università di Washington, ma addirittura l’OMS.
La depressione, secondo quanto riportato dagli esperti, potrebbe essere la silenziosa epidemia che accompagnerà il mondo una volta cessata l’emergenza sanitaria.
Incertezze, paure, preoccupazioni per il futuro, sono questi i pensieri dominanti di quanti, in questi giorni, sono costretti dentro le mura domestiche.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto l’attenzione proprio su questo punto.
Lo stare in casa non solo produce tensioni e senso di frustrazione, ma impone alle persone di pensare ed immaginare il futuro.
Coloro che non sono abituati alla gestione dello stress, a pensare come reinventarsi un lavoro o una attività, sono i soggetti che possono sviluppare depressione e nevrosi legate al domani.
Insieme, dice un pool di psicologi dell’Università di Washington, a tutte quelle forme di piccole ossessioni e di nevrosi sulla pulizia, e sul pericolo di contagio, che non sparirà una volta terminata la quarantena.
Senza dimenticare, prosegue il rapporto dell’OMS, a tutti coloro che già soffrivano di depressione e patologie legate all’aspetto psicologico.
L’invito di questi centri di ricerca internazionali è quello di istituire, da parte delle varie autorità nazionali, un servizio di supporto verso i più deboli.
Sia le persone con una fragilità dichiarata, sia quanti usciranno, soprattutto sotto l’aspetto economico, con le ossa più o meno rotte.
La verità è che in troppi tentennano e barcollano di fronte a questo evento di portata globale, e senza precedenti. Che tutto non sarà come prima, infatti, potrebbe anche non essere una prospettiva così fosca.
Ma occorre che questo futuro sia vissuto e percepito non come un abbandono, ma come un’ opportunità interessante.
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