La depressione non può e non deve essere etichettata semplicemente come il nulla, come una sconfitta. Non può non essere considerato un aspetto importante che sfida il buio: la volontà di essere felici.
È stimolante questo approccio, perchè ci parla di uno degli aneliti maggiori di ogni essere umano: la ricerca, tenace, della felicità.
Questa volontà però non sempre incontra cammini pianeggianti, e molto spesso gli ostacoli, le ingiustizie, minano la fiducia delle persone.
Così quella ricerca di gioia, quella volontà di essere felici, si tramutano in buchi senza via d’uscita e la tristezza pervade ogni attimo della quotidianità.
Ognuno quindi è soggetto alla depressione, e più la ricerca di senso e di gioia sono condotte senza risparmio, maggiore diventa la trappola nella quale si può inciampare.
Per questo il modo con il quale si guarda e si vive la delusione, ciò che attutisce la caduta e smorza gli effetti è questione di sensibilità individuale.
Zigmunt Bauman diceva che non è possibile misurare il dolore personale, e quando ci troviamo senza più difese siamo nell’anticamera della paura e della depressione.
I mostri che invadono le singole menti sono qualcosa di strettamente privato, così come lo è il percorso che ognuno vive per trovare la propria felicità.
Comprendere quindi che ognuno conosce la propria ricerca di felicità ed è unico nel suo modo di reagire di fronte alla sconfitta, è essenziale.
Non esistono codici universali per leggere gli spartiti di ogni singola anima.
La depressione è quel momento nel quale la speranza di essere una farfalla sbatte contro un muro silenzioso.
È quel momento, individuale, che rabbuia l’orizzonte, e diventa manifesta l’incapacità di scorgere un nuovo sole.
Depressione: quella sensazione che niente intorno a te sia aggraziato
Capire che alla base di ogni vissuto c’è una volontà positiva che si è perduta in qualche anfratto significa porsi nella maniera migliore. E il vissuto di una persona che soffre di depressione non fa differenza.
Quella che chiamiamo empatia è la strada maestra per andare incontro a questa sensibilità ferita.
Quella capacità di intuire ciò che non si conosce nei particolari, è il modo migliore per trasformare lacrime di tristezza in gocce di speranza.
In piccoli spazi nei quali intingere di nuovo l’acquerello della propria vita per tornare a disegnare un gioioso arcobaleno.
Per tornare ad alimentare quella volontà di vita e di bellezza che, come per incanto, si è smarrita senza nemmeno rendersi conto del perché.
Insegnare il perdono verso se stessi è un altro passo di grande importanza.
Amare, come recita una frase sempre vera, non significa trovare la perfezione, bensì perdonare le proprie cadute.
E da queste trovare quella forza e quella esperienza capaci di ridare vigore a quell’eterna volontà di essere felici.