Ringraziare, al giorno d’oggi, non deve essere inteso solo come un gesto di cortesia. È molto, molto di più.
Per molti di noi è diventato un atto quasi automatico. Dovuto. Quando qualcuno ci fa un favore per esempio, o un regalo. Un atto di natura sociale, mentre racchiude un potere straordinario.
Marcel Proust suggeriva:
“Ringraziamo le persone che ci rendono felici, sono gli adorabili giardinieri che fanno fiorire la nostra anima”.
Per questo la gratitudine deve tornare ad essere non solo sinonimo di cortesia, ma un gesto del cuore.
Riuscire a ringraziare dal profondo dell’anima significa, innanzitutto, non dimenticare la forza straordinaria insita in questo gesto.
Significa dare profondità, maggior valore ad una norma sociale che abbiamo dimenticato o banalizzato.
È quel moto che si sente dentro se stessi e che amplifica il semplice atto di ringraziare. È una sensazione gioiosa.
Simile alla grazia, dalla quale il termine deriva. A volte si può provare questa sensazione anche nei momenti tristi, ma è per questo che il suo potere è straordinario.
Al giorno d’oggi siamo abituati a ringraziare solo quando raggiungiamo un risultato, mentre si dovrebbe fare a prescindere.
La gratitudine è molto di più che una formula di rito.
Sono tante le motivazioni che spingono le persone ad essere avare di ringraziamenti, a dimenticare il potere di questo gesto.
Tra le principali una sorta di sensazione simile a chi si sente sempre in credito verso la vita.
Come se il destino dovesse sempre dare di più, come se ci fosse sempre qualcosa per cui non essere sereni, e di conseguenza impossibilitati a ringraziare.
Questo è un segno dei tempi che stiamo vivendo. Un’epoca pervasa da un ego incontrollabile e da richieste continue.
Herman Hesse lo diceva molti anni fa, ma sembra sempre attuale:
“Nulla è più pericoloso e mortale per l’anima che occuparsi continuamente di sé e della propria condizione, della propria solitaria insoddisfazione e debolezza.”
Perché ringraziare, oltre ad essere un gesto nobile, è la dimostrazione di un potere straordinario.
Appartiene infatti al mondo del dare, non a quello del ricevere. È una dimostrazione di condivisione e non di egoismo.
È un gesto di nobiltà e non di presunta ricchezza. Occorre riscoprirla e praticarla oltre le apparenze e le mode.
Per diventare persone migliori.
Un invito alla lettura: