Si può avvertire la mancanza anche di un rapporto che abbiamo scelto noi stessi di chiudere e per i più svariati motivi.
Dovrebbe essere meno complicato trattare un argomento come l’amore, ma invece ci si ritrova spesso in situazioni che generano dolore, vuoto, mancanza di stimoli e, alcune volte, possono condurre anche a piccole depressioni personali.
Chi, ad esempio, parlando e raccogliendo le confidenze di un amico, collega, non si è imbattuto in una situazione che, a prima vista, appare paradossale: si lascia una persona e, pochi istanti dopo, se ne sente la mancanza…
Qualcosa di inspiegabile? No, molto più comune di quanto si è portati a pensare.
È indubbio, soprattutto se la storia ha interessato un periodo importante, che si rivelino improvvisamente tutta una serie di vuoti: fisici, emotivi, fattuali.
Ci si ritrova non soltanto soli, quindi senza qualcuno con cui scambiare parole e coccole, non solo privati di una routine che aveva assunto un suo valore, fatta di scadenze, impegni, condivisioni.
Manca emotivamente l’oggetto dell’amore, pur sentendo ancora dentro di sè il bisogno di tutto questo.
Sembra quasi un paradosso, cioè si termina spontaneamente una relazione ed all’improvviso è come se quell’esperienza, che si è voluta terminare, diventasse improvvisamente dolce, bella, unica…
Il motivo fondamentale è che ci si era, e si rimane, innamorati non di una persona particolare, ma dell’idea stessa dell’amore.
È come se venisse a mancare non un soggetto fisico, quello o quella con la quale si è deciso di interrompere la storia, ma l’ideale di questo sentimento e di questo bisogno.
Un’indagine molto interessante ha scoperto cosa avviene a livello pratico, cioè come capire se si è innamorati di un ideale e non di una persona.
Quando si tende a razionalizzare ogni comportamento dell’altra persona, è evidente che istintivamente non ci piace, ma siamo portati a giustificarlo.
Non per bontà, ma perchè non si vuole rinunciare all’idea che ci si è fatti del proprio compagno perfetto.
Così come quando ci si ritrova a fantasticare sul futuro, prendendo come base qualcosa che ormai appartiene al passato.
Un altro segnale di come non si voglia vedere la realtà e ci si aggrappa a dei ricordi che si spera possano ritornare.
Oppure quando si comincia a cambiare visione della vita, più per paura di danneggiare la relazione che per reale convincimento.
Si arriva persino a mettere in discussione qualcosa che si pensava non discutibile, finendo per dimenticare se stessi e le proprie esigenze.
Tutti esempi che indicano come, in concreto, il bisogno di raggiungere l’ideale proprio di amore offuschi il valore della relazione che si sta vivendo.
Si prende quindi il coraggio a due mani, si interrompe e si piomba in una sorta di vuoto quasi peggiore dell’insoddisfazione che ha motivato la scelta della rottura.
Il migliore alleato in situazioni come quelle descritte, e molto più comuni di quello che si è portati a pensare, è il tempo.
Non per dimenticare qualcosa di particolarmente doloroso, ma per riuscire a capire quello che si desidera e cosa si è disposti a lasciare sul terreno del proprio ideale assoluto.
Occorre capire che è stato meglio interrompere piuttosto che vivere nell’attesa perenne di qualcosa che si pensava potesse essere e non era, in realtà, ma anche comprendere che ogni relazione è qualcosa che ha le sue dinamiche, le sue caratteristiche e non deve mai essere paragonata, come in una sorta di verifica, ad un ideale che tale rimane.
Vivere una storia d’amore non è come andare al supermercato e cercare qualcosa che assomigli il più possibile a quello che si ha in testa!
Significa certamente avere le proprie idee e preferenze, ma viverle sempre in rapporto all’altra persona piuttosto che ad un proprio ideale assoluto.