Riflessioni

Esserci è uno stato d’animo prima di essere vicinanza fisica

Publicato da
Deborah Doca

Quante volte, durante una chiacchierata con un amico, parlando del proprio partner o della situazione di un familiare ci siamo ritrovati a commentare un dato di fatto: l’assenza dell’altra persona, l’esserci magari fisicamente, ma senza incidere emotivamente.

Una presenza quasi trasparente, per l’incapacità di dare e ricevere affetto, amore, sostegno, incoraggiamento, attenzioni.

I casi come questi sono in rapido aumento, e sicuramente una delle cause di malessere generalizzato tra le coppie e le relazioni in generale.

“Se tu fossi stato con me t’avrei chiesto scusa. Oppure aiuto. Invece non c’eri; incredibile come gli altri manchino sempre nei momenti in cui se ne ha bisogno; passi giorni, mesi, anni interi con qualcuno a cui non hai da dir nulla e nel momento in cui hai da dirgli qualcosa, magari scusami, aiuto, lui non c’è e tu sei solo.”
Oriana Fallaci

Di questo stiamo parlando, non tanto della lontananza fisica che, in una società sempre più mobile e dispersa, costringe spesse volte le persone a periodi più o meno lunghi di lontananza.

È l’assenza mentale, la mancanza di attenzioni e condivisione che crea il vuoto.

I motivi per cui si crea questa situazione sono i più diversi, ma secondo studi effettuati sulla relazioni di coppia, il fenomeno ha cause e motivazioni legate sia alla superficialità con la quale si vivono rapporti importanti, sia ad una incapacità da parte delle persone di assumersi responsabilità, mettersi in gioco.

Essere vicini presuppone non solo voglia, desiderio di esserci, ma anche riuscire, in molte occasioni, a fare un passo indietro rispetto al proprio vantaggio personale.

Essere una coppia, o vivere intensamente un rapporto di amicizia si fonda sicuramente sul piacere che se ne trae dal vivere questa relazione, ma anche dal mettere l’altra persona al centro delle proprie attenzioni e delle proprie azioni.

L’incapacità di ammettere questo, unita anche ad una sorta di impotenza nel dichiarare finiti o modificati i sentimenti che legavano ad una persona, genera questo stato di cose.

Si vivacchia insieme per comodità o per mancanza di alternative, finendo per rendere palese questa distanza pur continuando a vivere sotto lo stesso tetto.

Un’altra assenza che genera danni e frustrazione è quella presente, purtroppo, nel rapporto genitori e figli.

Gli impegni, la vita di corsa, ma anche la mancanza di volontà da parte del genitore creano solchi difficili da colmare, quando si esaurisce la disponibilità a regalare qualcosa per coprire il vuoto affettivo.

Esistono diverse tipologie di genitore. A quella tipicamente educativa e poco malleabile si è man mano sostituita quella dove il genitore assume il ruolo di compagno di giochi e di merende, perdendo in questo senso il valore di riferimento e di sostegno che un figlio richiede.

Soprattutto mentre cresce, quando ha lasciato l’età infantile e si avvia verso il proprio percorso di crescita.

È in questa fase che la presenza di un genitore, per quanto discreta e non invadente, da al figlio quella sicurezza di avere riferimenti e sostegni nel caso del bisogno.

L’esserci, in tutte le situazioni, è uno stato d’animo, non una presenza fisica incapace di trasmettere sentimenti ed emozioni.

Il problema riguarda tutti, ed è importante capire come una unione solida ed un rapporto unico si possono cementare solamente con la presenza.