I genitori perfetti non esistono, magari lo fossero, magari potessimo esserlo, ma si può parlare ai propri figli nel modo migliore.
Sempre di corsa, perennemente affannati, sotto stress; è questa la triste condizione cui è sottoposta gran parte dell’umanità al giorno d’oggi.
Se fosse solo questo il problema verrebbe da commentare: è vero, diamoci una regolata!
Ma, molto spesso, chi ne patisce le conseguenze, sono i bambini.
Bambini che non capiscono la ragione della nostra irritazione: scambiamo “bei discorsi” e consigli molte volte con parole dure, piene di aggettivi non necessari, con tono perentorio.
Esattamente il contrario di quello che un bambino avrebbe bisogno.
Oggi vengono scritti articoli, libri, trattati su come parlare e rapportarsi con i figli, nell’epoca 2.0.
Da una parte viene quasi da sorridere, come se il ” mestiere” di genitore fosse una sorta di esame della patente, dall’altra, visto lo stato delle cose, meglio fare qualche riflessione piuttosto che scaricare, anche in maniera inconsapevole, le proprie frustrazioni sui più piccoli.
” Spesso non sono i bambini che stanno attraversando “un momento difficile”, ma i genitori che sono sopraffatti e non sanno come gestire la pressione.”
Questa deve essere la base di partenza, perchè certamente i nostri piccoli non possono diventare una sorta di paracadute, un oggetto sui quali scaricare i nostri problemi e alleggerire la mente dopo una giornata piena di impegni e corse frenetiche.
Molto spesso i genitori credono che un urlo o una punizione siano più efficace di una buona conversazione, perché i risultati sono immediati.
Ma dimenticano che alla lunga ci sono alcuni effetti collaterali indesiderati.
I bambini non possono difendersi, e quindi sentirsi umiliati e non compresi, fa scoprire loro una sensazione chiamata “risentimento”.
E da questo generano, per reazione, una serie di atteggiamenti che non fanno altro che peggiorare lo stato delle cose, sino a quando, stremati e senza più risorse, i genitori ricorrono al magico jolly del regalo!
Salvo poi lamentarsi del fatto che non riescono ad ottenere attenzione, o a procedere nel campo dell’educazione generale senza la contropartita del regalo.
I bambini non hanno colpa dello stile di vita dei genitori. Pertanto è necessario comprendere che non è dando consigli perentori e su ogni argomento, impartendo sempre e solo ordini e regole che si ottiene la partecipazione emotiva e psicologica del figlio.
Riuscire a trovare il tempo per conversare con i propri figli è fondamentale.
Getta le basi per un rapporto che il piccolo sente come calibrato su di lui, e anche se non sembra, egli metabolizza, ascolta, comprende molto più di quello che può apparire a prima vista.
Considerare cioè i propri figli come degli interlocutori affidabili dei loro sentimenti e della loro esperienza interna, che deve essere sempre rispettata e validata.
È questo il modello proposto, ad esempio, nel best seller “Come parlare ai bambini perchè ti ascoltino e come ascoltarli perchè ti parlino” che spopola in giro per il mondo.
Il potere della disciplina affettiva: ovvero come riuscire a far capire loro alcuni concetti in un’epoca che tende a dilatare il significato di qualsiasi insegnamento.
L’aggressività promuoverà solo più aggressività e comportamenti che non vogliamo.
Ad esempio, se un bambino non capisce le nostre grida, imparerà a non ascoltare.
Tuttavia, se pratichiamo una disciplina affettiva, dove ci sono richieste delicate ma ferme, i risultati saranno certamente migliori.
Tutto ciò che accade durante l’infanzia segna profondamente e interferisce sul futuro.
I bambini nascono predisposti all’amore. Imparare a conoscerli, donare loro affetto e tempo, e cercare sempre quel punto in cui saremo in grado di catturare la loro attenzione in modo da poter loro insegnare e guidarli correttamente.
Questo deve essere fatto attraverso l’amore, non la paura. Parlare affettuosamente con i figli, sempre, anche quando lo stress batte sulle tempie, è la decisione migliore.