Psicologia

Il manipolatore narcisista: riconoscerlo per evitare la sua influenza distruttiva

Publicato da
Deborah Doca

Riconoscere un manipolatore narcisista prima di cadere nella sue rete è possibile ed è necessario per evitare la sua influenza maligna e distruttiva.

Il Otto Kernberg, psicologo e psicanalista austriaco lo ha descritto in maniera completa ed esaustiva.

Chi, chiederete voi?
Il manipolatore perverso, ovvero quella persona che, oltre a manipolare il prossimo, tende a seguire comportamenti e prassi borderline, per meglio conseguire i propri obiettivi.

Una persona che, come ampiamente documentato nelle lezioni tenute in vari atenei mondiali, non manca di esame di realtà e di capacità interpretativa della stessa, ma diverge per quanto riguarda gli obiettivi del suo agire e nei modi per conseguirli.

Spiega il professore che esistono diversi livelli di narcisismo, e che il paziente narcisista apparentemente sembra funzionare bene poiché a uno sguardo superficiale, il suo comportamento può apparire poco disturbato.

Tuttavia, in analisi successive, emergono i tratti specifici della sua personalità e gli approcci comuni per arrivare al suo obiettivo

Come tutti i narcisisti manipolatori, anche quelli definiti perversi hanno un’alta considerazione di se stessi, amano circuire e mentire allo stesso tempo, credono di essere speciali.

A differenza del “normale” narcisista però, questa persona ha comportamenti borderline, antisociali e con accentuata componente paranoica.

La manipolazione ed il raggiro diventano quindi le coordinate abituali entro le quali questi soggetti si muovono, agendo con tale spietatezza e calcolo da risultare differenti dai comuni narcisisti, ovvero coloro che si ergono ad esempio e virtù tentando, al massimo, di esaltare alcune caratteristiche senza però cercare perversamente gli obiettivi di quelli definiti perversi.

Questi non sono incentrati solo sulla soddisfazione sessuale, anche se non manca questa componente, quanto puntano ad annientare e fiaccare la personalità delle loro vittime, di coloro cioè, che scelgono come oggetti delle loro paranoie.

Come affermato da vari studi questi soggetti fanno finta di provare interesse, anche amare, con lo scopo però di maltrattare, abusare della disponibilità della vittima.

Sono persone che, solitamente, hanno a loro volta vissuto questo tipo di trauma, non superato nè metabolizzato, e così scaricano gli effetti su altre soggetti.

Utilizzano i classici strumenti della manipolazione:
il ricatto affettivo, ovvero il sentimento come strumento di minaccia e di controllo, bugie e lusinghe, strumenti non conseguenti uno stato d’animo pulito e genuino, ma sempre finalizzati al calcolo e alla ricerca del vantaggio egoistico.

Sono specializzati nella denigrazione, maestri nell’invadenza e nel controllo perchè, come si diceva prima, il loro comportamento non è finalizzato ad una auto-esaltazione fine a se stessa, ma punta al controllo del prossimo.

Sino a mettere la vittima spalle al muro, cioè a controllarne e indurne comportamenti e scelte di vita.

Questa persona raggiunge il massimo del piacere quando riesce ad umiliare, acquisendo una sorta di dipendenza, materiale ed affettiva, da colui o colei che ha posto in questo stato.

È questo il punto principale a cui tende. È evidente quindi che sceglie con cura le sue prede, e lo fa individuando soggetti che tendono, non tanto a fidarsi, quanto a cercare una dipendenza affettiva.

È vero quindi il concetto che un carnefice esiste se è presente una vittima, una persona caratterialmente molto fragile, insicura, anch’essa con una mentalità non proprio equilibrata.

Perchè porre la propria vita in uno stato di dipendenza, psicologica e materiale, nelle mani di chi vive per raggiungere questo traguardo, è sintomo di malessere e instabilità.

Amare se stessi, essere consapevoli del proprio valore, delle proprie capacità, è fondamentale per riconoscere questi individui e per non cadere nelle loro trappole.

Essere indipendenti, non aggrapparsi al prossimo, non amare per un bisogno, ma per arricchire con l’amore la propria vita. Questo ci salva. Sempre.