Non giudicare, prenditi il tempo per osservare, per capire che a volte una maschera, protegge solo una ferita che fa ancora male.
Una riflessione importante in questi giorni di stacco, momenti nei quali si celebrano feste dedicate non solo alla famiglia, ma al concetto di vicinanza ed attenzione al prossimo.
Non solo di un amore parlato e sbandierato come un regalo, ma di un sentimento capace di parlare al cuore ed all’anima delle persone.
Se dimentichiamo, come spesso purtroppo capita, il valore dell’incontro e delle relazioni, non abbiamo semplicemente segnato il passo.
Abbiamo perso.
Si finisce per accettare, da spettatori o protagonisti, rapporti superficiali, basati sull’immagine o sul portafoglio, ed arriva, prima o poi, il sipario della stanchezza.
Siamo portati a dimenticare il senso di parole come gioia o dolore, a non ricordare come l’una sia inevitabilmente legata alla seconda negli spazi, inesplorati, delle nostre emozioni.
Diceva Gibran in quel dialogo immagnario, a chi gli chiedeva di spiegare la gioia ed il dolore:
” La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera,… giungono insieme, e quando l’una siede a tavola con voi, ricordate che l’altro dorme nel vostro letto.”
Quando giudichiamo senza conoscere, quando ci fermiamo alle apparenze dimostriamo di non vedere la maschera che molti indossano.
Ci trasformiamo ogni giorno, imparando a vivere con i nostri bagagli buoni e cattivi, adattandoci a ciò che la vita ci presenta, e non sempre essa è gentile.
I ricordi finiscono per ammonirci quando la salita è stata particolarmente ardua o, il traguardo sperato, ha finito per dileguarsi davanti ai nostri occhi.
Per questo prima di criticare dovremmo riflettere, e ricordarci che ognuno, a suo modo, sta affrontando un cammino non sempre facile e non sempre felice.
E quando questa abitudine diventa il modo di vivere persone a noi vicine non solo sbagliamo ancora di più, ma stiamo ignorando segnali importanti che il comportamento altrui ci vuole comunicare.
È facile condividere quando tutto sembra filare liscio, richiede grande attenzione farlo quando così non è.
Abbiamo tutti bisogno, soprattutto, di capire il lungo silenzio di chi cammina con noi, leggendo tra le righe ciò che non si vede a prima vista, percependo la tristezza nascosta in un sorriso di circostanza.
Se non lo facciamo al silenzio si sostituisce l’apatia, la distanza, la freddezza.
E in quel punto il recupero diventa molto difficile, se non impossibile.
Se dimentichiamo le relazioni umane su questa strada, perderemo sempre, perché le persone semplicemente si stancano di essere buone.
Concetti sui quali, soprattutto in questi giorni, è importante riflettere.
Non fosse altro che per dare un senso alle tanti luci che vediamo splendere intorno.