La neuroeducazione è più di un semplice strumento, è un altro approccio, una nuova sensibilità più aperta e intuitiva allo sviluppo cerebrale ed emotivo del bambino.
Perché la nostra funzione non è quella di educare bambini uguali, ma persone uniche, abili, libere e in grado di combattere ogni giorno per la loro felicità.
Questo approccio è diventato molto attuale.
Il campo di molte discipline è stato aperto a nuovi ed interessanti apporti per diventare consapevoli di un aspetto essenziale oltre che meraviglioso:
è necessario comprendere il funzionamento del cervello umano per vivere meglio, per essere più produttivi, condurre un’esistenza più in linea con le nostre emozioni e con le capacità eccezionali che ognuno ha in sè.
Al giorno d’oggi, è comune trovare termini come “neuromárketing”, “neuroeconomía”, “neurocultura”, “neuropsicología” e, naturalmente, “neuroeducazione”.
Si tratta di capire quali fasi dello sviluppo i nostri figli attraversano, quali bisogni hanno in ogni momento di esse, e conoscere prima di tutto cosa possiamo fare per ottenere il massimo potenziale in quelle fasi “chiave” in cui il bambino gode più che mai di un’immensa plasticità cerebrale.
In realtà ogni buon padre o buona madre non hanno come obiettivo principale quello di avere un genio a casa, quanto quello di accompagnare l’evoluzione psicologica ed emotiva del loro figlio.
Avendo l’obiettivo di contribuire a farne adolescenti, e poi adulti, sicuri, positivi, capaci di navigare nelle acque spesso tormentate della vita.
Ecco 5 principi fondamentali:
1- L’emozione e la conoscenza camminano insieme
Sicuramente ognuno di noi l’hai sperimentato in più di un’occasione: quando ci si sente bene e si gode di una calma e soddisfacente soddisfazione, si è più ricettivi a tutto ciò che ci circonda.
Sviluppare sensazioni emotive incentrate sulla fiducia stimolano conseguentemente l’attività cognitiva e l’apprendimento del bambino.
2- È necessario capire il cervello del bambino
C’è un errore in cui si cade molto spesso: pensare che un bambino di 3 anni possa iniziare con successo a leggere, scrivere, fare esercizi di matematica.
Pensiamo che accelerando le competenze aumentiamo il suo QI , gli forniamo strumenti utili per il successo.
È un grande errore! Stimolare è importante, ma sempre con l’attenzione alle età ed alle fasi di ogni bambino.
3- Neuroplasticità neuronale
La plasticità del cervello si riferisce alla capacità del sistema nervoso di cambiare la sua struttura e il suo funzionamento nel corso della vita, come reazione a certi stimoli che favoriscono l’ambiente.
I bambini tra 0 e 6 anni mostrano una stupefacente neuroplasticità che richiede solo di essere accompagnata e rinforzata adeguatamente.
4- Il cervello del bambino impara in molti modi diversi
I nostri bambini non imparano semplicemente seduti alla scrivania. Né lo fanno esclusivamente quando ci si siede di fronte a loro e gli si insegna a parlare, a leggere, fare compiti di matematica. Il cervello è un organo multiforme con più tipi di intelligenza.
Da quella musicale a quella fisica, ed ognuna di esse è fondamentale.
5- Diventare un neuroeducatore!
Imparare ad educare persone felici e qualificate indipendentemente dalle loro capacità cognitive o dai loro risultati immediati.
A volte non è sufficiente “credere di sapere tutto”.
Per educare bisogna sapere prendersi cura del mondo emotivo e sapere come connettersi con il bambino, attraverso l’ empatia , la vicinanza e la fiducia.
La neuroeducazione è una proposta meravigliosa che merita di essere presa in considerazione sia quotidianamente con i nostri bambini, ma soprattutto nelle aule che frequentano ogni giorno.
Perché l’innovazione nell’educazione è un modo di essere più sensibili ai bisogni reali e, soprattutto, di dare al mondo persone più belle capaci di rendere questa realtà uno scenario molto migliore.