L’attesa, saper attendere, ha un valore inestimabile, ma non tutti ne sono consapevoli o sono in grado di praticare l’arte della pazienza.
Chi non ha sentito parlare, almeno una volta, del metodo Montessori?
Quell’insieme di regole, valori, direttive sull’educazione frutto del lavoro incessante di Maria Tecla Artemisia Montessori, una delle prime donne a laurearsi in medicina, quindi psicologa ed educatrice.
Sulla vita di questa donna si è scritto tanto, comprese alcune riflessioni su quello che fu il figlio, affidato secondo testimonianze, ad una balia per permettere alla studiosa di completare il proprio percorso personale.
Ma, a parte questo, vediamo cosa scriveva la Montessori su una delle attitudini che ogni bambino dovrebbe sviluppare, quella della capacità di attendere il proprio turno e, di conseguenza, imparare il valore della pazienza.
“In ogni classe di molti bambini ci sarà un solo esemplare di ogni oggetto: se un bambino desidera qualcosa che già è in uso ad un altro, non potrà averlo e, se è normalizzato, aspetterà finchè l’altro avrà finito il suo lavoro.
Così si sviluppano certe qualità sociali che sono di grande importanza: il bambino sa che deve rispettare gli oggetti che sono adoperati da un altro non perchè così gli è stato detto, ma perchè questa è una realtà davanti alla quale si è trovato nella sue esperienza sociale. Vi sono tanti bambini e un solo oggetto: l’unica cosa da fare è aspettare.”
” E poichè questo avviene ad ogni ora del giorno, per anni, il concetto di rispettare ed aspettare entra nella vita di ogni individuo come un’esperienza che matura col passare del tempo.
Da ciò ha origine una trasformazione, un adattamento, che non è se non la costruzione stessa della vita sociale. La società non è fondata sulle preferenze, ma su una combinazione di attività che devono armonizzarsi.”
Osservando il comportamento e gli atteggiamenti di tanti adulti, quelli che dovrebbero insegnare ai loro figli il concetto dell’armonia, qualche dubbio in merito sorge spontaneo.
Da tempo il valore del ” tutto” è divenuto dominante e, con esso, anche il tempo per accaparrarsi l’oggetto desiderato un fastidioso inciampo da rendere il più breve possibile.
Nel suo celebre ” La mente del bambino” l’autrice concludeva:
” Non possiamo insegnare ai bambini di tre anni questa forma di moralità, ma lo può l’esperienza degli adulti che hanno accanto”.
Perdonate se un sorriso è il minimo che si può fare quando tanti genitori ” comprano” la pazienza dei figli con regali di ogni sorta.
Quando la vita viene interpretata come una corsa senza fine rivolta al consumo, non all’armonia. Quando l’attesa del Natale diventa il tempo del marketing tecnologico da riempire con la scelta di quanti più regali si possono comprare.
Un bambino che cresce con la consapevolezza che desiderio e acquisto sono, e saranno, le direttrici sulle quali impostare la sua vita come potrà capire il valore dell’attesa e della pazienza?
Come non svilupperà insoddisfazione e risentimento quando vede attorno a sè una corsa balorda e perenne a consumare, senza sosta e senza moderazione?
Occorre che queste virtù siano fatte proprie da genitori ed educatori. Rispolverando, anche per i crescenti problemi ambientali, concetti come limite e scarsità.
Di oggetti in circolazione, quindi di migliore qualità dell’ambiente e, di conseguenza, minore quantità di rifiuti che ogni istante vengono prodotti.
Concetti come ” ordine”, psicologico soprattutto, ” limite”, ” gioia e ricompensa” dovrebbero tornare ad essere i punti sui quali impostare la vita, non solo dei più piccoli, ma dell’intera società.
Per fare in modo che attesa e pazienza non vengano vissute dai bambini come punizione e conseguente frustrazione, ma percorsi condivisi da tutti, genitori e parenti in primis. Incentivando l’imitazione quindi, da parte dei piccoli, e valorizzando la loro auto-stima attraverso parole di elogio e di di congratulazione.
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