Imparare a lasciare andare, cose, persone… è forse la lezione più difficile da imparare per un essere umano, ma necessaria, per liberare se stessi e gli altri.
Quante volte abbiamo pensato, spontaneamente, o dietro suggerimento, di mollare la presa, lasciare andare?
Spesso senza riuscirci, rimanendo ancorati ad un ego che non sempre ci indirizza e ci consiglia nel modo migliore.
Bert Hellinger, ne ” Gli ordini del successo” scrive:
“Se rinunciamo a tentare di guidare le cose e quelle, muovendosi,
si allontanano da noi, lasciamole andare.
Molliamo la presa.
Se le lasciamo andare per la loro strada, ci rendiamo liberi per qualcos’altro.”
Frase straordinaria che contiene una grande verità. Perchè fatichiamo così tanto? Cosa ci trattiene dentro di noi? Quale tenaglia sembra non mollarci anche di fronte all’insostenibilità di una situazione?
Non sempre è possibile e corretto generalizzare, ma fondamentalmente le trappole invisibili rispondono ai nomi di paura, possesso, abitudine, mancanza di forza di volontà.
Cresciamo con l’ossessione del successo che implica la nozione di possesso, spesso finanziario, il conto in banca per intenderci!
Senza sapere magari, cosa accadrà domani e di cosa ci siamo privati, anche a livello di scelte di vita, per rimanere ancorati a questi concetti.
Attaccandoci in maniera sbagliata all’idea di possesso non ci rendiamo conto come, alla fine, priviamo noi stessi di libertà, di possibilità di vivere esperienze ed emozioni diverse, di esplorare fuori da confini angusti e mai contestati.
Durante un periodo di rivolte, che non è certo nostra intenzione voler elogiare, ai leggevano frasi sui muri inneggianti a questa capacità di mollare l’esistente.
Una di questa diceva ” costruitevi un avvenire, accumulate frustrazioni!”, centrando, attraverso uno slogan, il cuore del discorso sulle paure e sul possesso.
Non si può controllare tutto, non è nemmeno giusto. Se è valido ed importante il concetto di libero arbitrio, cioè quell’idea di fondo che ci impegna verso le responsabilità che abbiamo, non dobbiamo dimenticare il valore della possibilità che accada qualcosa di meraviglioso, inaspettato.
Possiamo definirlo miracolo o in altro modo, ma crediamo sia chiaro il concetto.
Rabbi Nachman di Breslaw, filosofo, e rabbino errante vissuto tra il 700 e l’ 800 diceva:
“Il mondo dell’uomo non è altro che la data e l’ora in cui è adesso. Domani è un mondo totalmente diverso.”
Lo stesso pensatore sosteneva che la nostra mania di controllare tutto, si esprimeva sovente con atti violenti, frutto della paura e dell’incapacità a intraprendere sentieri sconosciuti.
È chiaro quindi come il concetto di mollare la presa significhi avere più flessibilità con se stessi e con il modo di vivere la vita.
Questo ragionamento è valido non solo per gli aspetti lavorativi ma, anche, nei rapporti di coppia e di relazione.
La grandezza e la forza di un essere umano si dimostrano proprio nella capacità di fare un passo di lato, di farsi ” piccoli”, non invadenti, lasciando che siano le situazioni a dare valore ad un rapporto.
Smettiamola con questo mantra del controllo e delle prove di forza. Non solo non hanno senso , ma spesso finiscono solo per logorare e non portare linfa fresca e vivace.