Quando pensi di essere emotivamente stanco, in realtà sei triste e vogliamo spiegarvi il perché.
Trattiamo un argomento che occupa spesso pagine di giornali, rubriche, forum.
La tristezza, spesso scambiata come una forma di stanchezza fisica, presente senza dubbio nelle fasi in cui questa condizione psicologica si manifesta, ma che non è causata da essa.
Cos’è la tristezza?
È quell’emozione contraria alla gioia, e rappresenta spesso in termini psicologici l’incontro tra il desiderio e i limiti che lo costituiscono.
Per questo emerge prepotente al termine di periodi intensi, non per forza legati al raggiungimento di obiettivi ambiziosi, quanto alla ricerca del proprio sé e del proprio cammino.
Per questo può e deve essere intesa come una opportunità. Come magnificamente riassunto da Madre Teresa in una sua celebre frase:
“È necessaria l’infelicità per capire la gioia, il dubbio per capire la verità… la morte per comprendere la vita. Perciò affronta e abbraccia la tristezza quando viene”.
Cosa ci invita a fare questa emozione? Ci porta a sospendere i ritmi normali di vita, a volte troppo frenetici e quasi caotici, e ci suggerisce un momento di pausa, riposo.
La relazione biologica tra tristezza e sensazione di spossatezza, bisogno di rallentare tutto non è casuale.
Quando siamo tristi ci sentiamo svogliati, fatichiamo a prestare attenzione, non sentiamo addosso la classica energia che ci aiuta e stimola durante le nostre giornate.
È normale tutto questo, perché l’area del nostro cervello che presiede il controllo delle emozioni, l’amigdala, entra in uno stato di quiete, producendo un abbassamento dei livelli di energia.
Come a invitarci ad una pausa, ad un momento nel quale occorre guardarsi dentro e rimettere a posto alcuni tasselli.
Volere fare finta di nulla, ignorare questa vocina che ci invita al distacco, anche al riposo, continuando a correre senza interruzioni ed aiutandosi con qualche farmaco rischia di peggiorare solamente le cose.
Ad un momento iniziale di sensazione di benessere ne seguiranno altri nei quali la sensazione di stanchezza e il buio interiore saranno ancora più marcati.
In questo , come detto in precedenza, questa situazione ci sta suggerendo qualcosa. La tristezza ha un suo perché, e ci sta offrendo l’invito a seguire i suoi consigli.
Vediamoli insieme.
Il primo e più importante, per quanto strano possa apparire è un istinto di conservazione.
Spesso la tristezza si manifesta al termine di qualcosa di difficile, un lavoro, un impegno, anche una relazione. Per evitare di insistere su qualcosa di sbagliato essa ci dice che è arrivato il momento di fermarci.
Il secondo aspetto , ovviamente legato al precedente, è l’invito al distacco.
Prendersi una pausa in molte occasioni é la cosa più saggia da fare.
Ci aiuta infine, nel momento di riflessione che stiamo attraversando, a trovare dentro noi stessi le risposte che nel caos e nel frastuono della vita quotidiana pensavamo di trovare in qualche obiettivo momentaneo, costruendoci fantasie che non rispondevano ai nostri reali bisogni.
Ricordiamoci che siamo esseri umani, non robot, e quella sensazione di stanchezza e di distacco che accompagna la tristezza fa parte del nostro essere persone e non macchine.
Ricordiamocelo, e facciamo tesoro di tutto questo.