Cosa accade quando anche la persona più forte e più saggia si stanca di esserlo e di essere ferita?
Capita. Capita che le persone forti cedano, si stanchino, mollino la presa.
È un fenomeno cui assistiamo quando leggiamo di fatti o episodi nei quali lo sgomento o lo stupore per quanto accaduto, lasciano aperte domande inevase.
Pensiamo che la persona forte sia sempre capace di controllare le sue emozioni e la sua psiche e molto spesso si commette un grave errore confondendo termini come ” intelligenza emotiva” od anche ” resilienza”.
Termini che indicano la capacità di tenere sotto controllo appunto le proprie emozioni, di resistere senza cedere, come se emozioni e ragioni fossero termini antitetici, slegati e separati l’uno dall’altro.
L’essere umano non è un robot, e nemmeno un cavaliere medievale protetto dalla propria armatura che riesce ad osservare, impassibile, lo svolgersi della vita senza accusarne colpi più o meno bassi, pugnalate alle spalle, codardia ed opportunismo.
Spesso le persone che definiamo forti sono quelle che riescono a gestire grandi compromessi personali, che mantengono un controllo tra la propria voglia di reagire, il proprio sdegno e la razionale capacità di oltrepassare situazioni sgradevoli per non venire meno ad un impegno o alla parola data.
Può accadere però che questa situazione si deteriori, che il nostro modello di forza ceda.
Gli psicologi rilevano che i soggetti in questione arrivano ad un punto in cui si stancano di essere forti.
La parola, il termine più ricorrente è, appunto, stanchezza.
Quasi sempre questi soggetti non presentano problemi particolari, non hanno patologie conclamate o esami clinici sballati.
Sono semplicemente stanchi!
In questo la psicoterapia insegna che non sempre il paziente oggetto delle sue attenzioni è colui o colei che ha degenerato.
Sempre più il paziente in esame è un soggetto che ha esaurito le proprie risorse interiori, perchè di questo si tratta.
Al punto che la persona, come smarrita, domanda e si domanda: ma come, mi sentivo così forte, com’ è possibile che sia accaduto questo?
Gli esperti definiscono queste situazioni con l’esempio del tapis – roulant. Un soggetto corre, senza problemi, per un certo tempo, sempre alla stessa velocità, con carichi di pendenze sempre più spinte.
Poi, improvvisi, arrivano i crampi. Si sente dolore, il fiato si spezza, la mente si appanna.
E il tapis-roulant continua a girare, come se niente fosse. A questo punto non serve rallentare, l’unica cosa saggia è scendere e riposarsi. Il messaggio che il corpo e la mente ci stanno inviando è chiaro e diventa pericoloso non ascoltarlo.
Non si tratta più di pensare di essere superman, di essere inossidabili, di provare a continuare per non deludere spettatori interessati che fingono di incoraggiarci.
No, in questa situazione è il momento di pensare a se stessi, riprendere energie e rivedere alcune cose nella propria vita.
Evitare conflitti, non ascoltare consigli più o meno interessati, capire di cosa si ha veramente bisogno, queste sono le direttrici sulle quali orientarsi per non peggiorare una situazione che ha già dimostrato crepe preoccupanti.
Riprendere fiato , specie ai nostri giorni, è vitale.
Non farlo significa avere smarrito completamente tutta quella forza e capacità che si erano manifestate prima di accusare i crampi.
Perché l’obiettivo, vero ed importante, non è essere un robot, ma una persona con tutte le proprie fragilità, che sono l’altra faccia di tutte le nostre risorse.