Uno dei ricordi più dolci della mia infanzia, è la voce di mia madre, nell’ingresso della chiesa che eravamo soliti frequentare.
Era la coordinatrice dei catechisti e, anche se ne risentivo a non averla per me soltanto, ero orgoglioso di vederla così dinamica, allegra e sicura di sé.
Gli anni passarono, cambiammo città, parrocchia, vita. Sono cresciuto…
Ma ogni tanto sento quella melodia familiare e vedo mia madre, sui trent’anni, gesticolare e supplicare il coro parrocchiale di cantare con più entusiasmo.
Mi commuovo ricordando la donna indipendente, sicura e amorevole che è ancora.
La nostalgia più struggente che sentiremo nella nostra vita, sarà quella per nostra madre.
Il forte legame inizia già nel suo grembo, in seguito cresce, si rinforza, si arricchirà di tutti i sentimenti, di ogni emozione.
Quando una madre manca, manca una parte di noi stessi.
Anche se continuiamo a sentirla dentro.
Continuiamo a sentire i suoi insegnamenti, il suo sostegno, la sua voce che dopo una caduta ci esorta: “Rialzati! Non mollare!”.
Quella voce che ci ricorda che amore e tolleranza, aiutano a crescere e a imparare.
La voce della mamma non ci lascia mai.
Nemmeno quando, ormai adulti, saremo magari affermati nel mondo del lavoro.
Perché anche dietro una bella cravatta annodata, un ufficio con l’aria condizionata, c’è una mamma che in passato ha rimproverato per il disordine, per gli avanzi nel piatto, una mamma che ha ricordato mille volte di prendere il cappotto…
Una mamma c’è in ogni momento, in quelli giusti e in quelli incerti.
È una spalla sempre pronta per accogliere il nostro pianto e i nostri rimpianti, è il rimprovero costruttivo per le nostre scelte sbagliate.
La mamma è censura, tenerezza, profumo, memoria … è memoria di rondini, è intuizione.
Una madre è preghiera costante.
Quando ricordiamo le nostre madri, ricordiamo chi eravamo.
Il suono del campanello al cancello, le note del suo profumo spruzzato sui polsi, i letti da rifare cantando, io lavato e vestito con delicatezza … ricordo ogni sua cura.
Non c’è nostalgia più grande di quella per una madre.
Cambiamo città, casa, lavoro… ma lei non ci lascia.
Una madre cambia stato, ma non si spegne.
Si rende conto che il bambino è cresciuto, ma non si arrende.
Timbra il passaporto, ma non se ne va.
Il tempo in cui mia madre cantava nella catechesi è alle mie spalle, insieme ai miei 8 anni e molti ricordi.
Oggi, dopo tanti chilometri, molti successi ed errori, separazioni e inizi, perdite e guadagni, insegna ancora a cantare nel coro del Circolo Militare della città in cui ha scelto di vivere.
So che quando non ci sarà più, la nostalgia sarà devastante.
So che cercherò di ripetere con mio figlio, la costruzione di ricordi come ha fatto lei con me e i miei fratelli.
So che sarà la mia più grande mancanza, quella che sentirò ogni giorno…
E così quotidianamente mi ricordo di essere grato, perché sono ancora sostenuto dalla sua voce dolce, dal suo stretto abbraccio, dal suo delicato profumo e dal suo tenero bacio.
Oggi vorrei dedicarti una canzone della mia infanzia mamma…
È passato molto tempo, ma il coro riecheggia ancora nelle mie orecchie.
Dammi la mano mamma, vieni qui vicino a me e fammi cantare dolcemente:
“Se potessi, vorrei di nuovo, mamma, ricominciare tutto da capo … “
Padre Fábio de Melo