Avrei voluto che fosse una fase, che si trattasse di pigrizia e che la volontà fosse sufficiente per cambiare tutto.
Quello che nessuno capiva era invece la perdita dell’autostima, il disincanto che vivevo.
Ne ho sentite dire tante sulla depressione, me ne hanno dette tante.
Già.. la chiamavano “freschezza”, come ad intendere che non avessi nulla di meglio da fare, mi hanno detto di smettere di pensare cose senza senso, di lavorare di più, di studiare di più, di smettere di pensare a tutta quella follia.
Mi hanno definito lamentosa, che hanno detto che usavo il termine depressione quasi per gioco, per suscitare compassione negli altri.
Alcuni invece, infastidito dal mio pianto, mi suggerirono uno psichiatra.
Quello che nessuno capiva, era la paura che sentivo, paura di parlare delle mie pene, del peso dell’angoscia che mi teneva sveglio, il perché cercassi rifugio nel sonno: per dimenticare il dolore e far passare il tempo più velocemente.
Era la lotta quotidiana di dover affrontare il mio “Io” a pezzi e poi tentare di riunirlo di nuovo.
Nessuno capiva quanto volessi uscirne: era una prigione. Ero prigioniera di paure, fallimenti, dolori e angosce. Nessuno capiva che non vedevo la grazia in nulla e non aveva nulla a che fare con l’antipatia.
Non capivano che la forza che mi trascinava a letto era molto più grande di quella che mi incoraggiava a uscire da esso e ad andare nel mondo per vedere e incontrare persone.
Non avevo la forza di parlare, salutare o persino vestirmi. Mi guardavo nello specchio, il mio vecchio pigiama strappato e i miei capelli in disordine…. Non importava, le lacrime erano molto più grandi dentro di me.
Oh quanto avrei voluto che fosse “freschezza” come dicevano gli altri, che fosse noia. Nessuno capiva che avevo perso l’autostima e vivevo il disincanto.
Non vedevano la mia lotta quotidiana per cercare di voltare pagina. Ma non riuscivo, sentivo troppo impotente di fronte a così tanto dolore .
Quante volte ho pianto sola in bagno sperando che nessuno mi vedesse, quante volte avrei voluto dormire, ma restavi sveglia…
Non pensiate che sia una mancanza di fede o mancanza di Dio. La depressione non riguarda la mancanza di religiosità. La depressione ha a che fare con i conflitti, con situazioni che spesso ci gettano nel baratro. La depressione non è debolezza ed è tutt’altro .
È come essere tra la marea che vuole ingoiarti: tu ci provi a salvarti, con tutte le tue forze, ma dopo poco sei stanco…
Non pensate che basti poco per uscirne, non pensate che “tanto passerà.”
Alle persone piace essere ascoltate e comprese per i loro malesseri, ma se tutto quello che avevano da dirmi erano i loro giudizi sbagliati, potevano stare zitti.
Nessuno si è fermato a vedere la tempesta in me. Nessuno capiva quanto faticassi a non piangere quando ero circondata da persone e stanca di lottare contro quei sentimenti che mi soffocavano, il più delle volte preferivo rifugiarmi nella mia stanza.
Ma per fortuna una via di uscita c’è, l’aiuto di persone valide, che sappiano cos’è la depressione è come si combatte, può aiutarci sul serio.
E si può tornare a sorridere, a guardare l’orologio senza accelerare, si può vedere la grazia arrivare lentamente e la gioia tornare a casa.