Il più grande gesto d’amore che possiamo fare verso qualcuno che amiamo è lasciarlo libero di essere se stesso.
Ciò significa anche saper essere maturi psicologicamente.
Purtroppo tutto questo è molto difficile da raggiungere, dal momento che la nostra società è improntata sul concetto del possesso.
In una cultura come la nostra, dove vale di più chi ha di più, è difficile non parlare di possesso, anche a livello di relazioni interpersonali.
Siamo diventati possessivi. Ma perché?
L’origine della possessività sembra risiedere nella paura della perdita.
È sufficiente per noi avere qualcosa, affinché riusciamo a sentirla nostra.
Avere paura di perderla con questo presupposto è naturale, quindi.
E più ci aggrappiamo a questo possesso o più amiamo la persona, più diventa grande questa paura.
Nella maggior parte dei casi, la paura di perdere qualcosa o qualcuno può poter derivare da esperienze passate, soprattutto durante l’infanzia, che hanno lasciato cicatrici dolorose dentro noi.
È stato constatato come le persone che abbiano subito perdite durante l’infanzia o non abbiano ricevuto sufficiente attenzione e amore dai propri genitori, possano poter sviluppare un attaccamento insicuro, che può portarli a dipendere dagli altri o a voler controllare le loro vite.
Queste persone sembrano richiedere un’attenzione costante e non intendono assolutamente condividere ciò che di speciale hanno, con nessun altro, per paura di esserne privati, il che non farebbe altro che provocare in loro sentimenti di impotenza.
Quegli stessi sentimenti provati da piccoli.
Tuttavia, ci possono essere anche altri motivi per cui una persona può poter sviluppare una relazione improntata sulla possessività.
La possessività può poter implicare insicurezza e bassa autostima.
Le persone insicure tendono infatti ad essere molto possessive, poiché hanno paura di perdere ciò che hanno conquistato. Perché?
Perché non credono di meritarselo.
Il vero problema, però, è che queste persone, invece di analizzare l’origine e la causa di questa possessività, cercano di neutralizzare le loro paure e le loro insicurezze, cercando di aver un totale controllo sugli altri.
La dinamica del controllo
C’era una volta un monaco seguace di Buddha, il quale vagava giorno e notte alla ricerca dell’illuminazione.
Costui portava sempre con sé una statua di Buddha in legno, che egli stesso aveva scolpito, davanti alla quale, ogni giorno bruciava incenso.
Un giorno, arrivato in una città tranquilla, decise di trascorrere alcuni giorni lì e si stabilì in un tempio buddista, dove c’erano diverse statue di Buddha.
Il monaco continuò anche li a seguire la sua routine quotidiana, ovvero bruciare l’incenso davanti alla sua statua.
Non gli piaceva, però, l’idea che l’incenso potesse raggiungere anche le altre statue del tempio.
Cosi gli venne un’idea: piazzò un imbuto davanti alla sua statua, in modo tale che il profumo dell’incenso raggiungesse solo quella.
Dopo alcuni giorni, il monaco si rese conto però, che il naso della sua statua era diventato nero, a causa del fumo dell’incenso.
Questa semplice parabola ci mostra cosa può accadere, se la possessività arriva ad accecarci.
In realtà, non è difficile cadere in questi comportamenti possessivi, basti guardare l’esempio del monaco.
Ma così non facciamo altro che far del male alle persone che amiamo.
La cosa curiosa del controllo è proprio questa: più lo si applica, più lo si vuole e più diventa delirante.
Per amare e lasciarsi amare, è necessario cambiare la nostra mentalità.
– Non confondere l’attaccamento con l’amore.
Il possesso deriva solitamente dalla confusione, poiché tendiamo ad interpretare erroneamente il nostro attaccamento all’altro, come amore.
Ma l’attaccamento è un’emozione che può solo portarci a volere avere vicino l’altro, in modo superficiale, però.
L’amore invece è un’emozione più profonda, che può solo renderci liberi.
Amare qualcuno significa anche poterlo lasciare andare, cercare di legarlo a se invece è mettere in atto quei comportamenti tipici dell’ attaccamento insicuro.
Ecco perché la possessività è una forma di attaccamento che non riflette l’amore, ma il nostro desiderio e bisogno di controllo.
– Lascia quel tuo bisogno di controllo.
La possessività deriva dall’insicurezza che spesso cerchiamo di alleviare, attraverso il controllo, poiché questo sembra darci la falsa illusione di poter avere quella sicurezza che , in realtà, non abbiamo.
Il controllo che, in realtà, possiamo esercitare è davvero minimo, poichè la vita può poterci strappare qualsiasi cosa o qualcuno, in qualsiasi momento della vita.
Prima si arriva a comprendere questo e prima possiamo renderci conto di come dunque non abbia senso sprecare così tanta energia, inutilmente.
E di come, invece di sforzarci di controllare qualcuno, possiamo limitarci a godere di più delle sue doti.
– Coltiva il tuo “io”.
La dipendenza emotiva dell’altro e il desiderio di controllarlo sorgono quando sentiamo di non essere in grado di soddisfare i nostri bisogni.
Ma quando abbiamo maturato il nostro sé, quando impariamo ad affidarci alle nostre capacità e ci connettiamo con le nostre emozioni, la possessività non può che scomparire, semplicemente perché non ne abbiamo più bisogno, non ha motivo di esistere.
Pertanto, per amare, senza alcuna forma di dipendenza, è necessario eseguire un profondo lavoro interiore.
-Prova a pensare che tutti hanno il diritto di essere se stessi
Non facciamo bene agli altri, quando imponiamo le nostre opinioni o i nostri modi di fare.
Quindi non cadete nell’errore di cercare di imporre il vostro modo di vedere il mondo, per “aiutare” l’altro.
Nessuno è tenuto a soddisfare le nostre aspettative, quindi il più grande dono che possiamo dare a coloro che amiamo è lasciarli liberi di essere se stessi e accettarli incondizionatamente.